Ops Intesa-Ubi: -2 alla chiusura, adesioni al 50,6%?

Lunedì e Martedì saranno gli ultimi 2 giorni di contrattazione, decisivi per decretare il verdetto finale sull’Ops di Intesa San Paolo su Ubi Banca.

Attualmente le adesioni sono ferme al 32,6% e dovranno raggiungere quota 50% + 1 adesione per  poter vedere Ubi Banca passare sotto il controllo di Intesa. Che fra l’altro potrebbe aumentare ulteriormente il suo potere decisionale (e assumere il pieno controllo di Ubi) nel caso in cui le adesioni superino il 66,7%.

Abbiamo seguito la vicenda sin dall’inizio, abbiamo studiato i movimenti dei grandi azionisti di Ubi e azzardiamo che l’Ops di Intesa possa finire con adesioni tra il 49% ed il 50,6%.

Questo è il nostro giudizio, molti analisti hanno invece previsto che si potrebbe anche superare quota 60%.

Crediamo però che alla fine la spunti Intesa San Paolo, ma per pochissime adesioni.

Se ti interessano invece ulteriori informazioni sul settore bancario, leggi anche: “Azioni MPS: titolo crolla, BCE chiede 700 milioni di euro”.

Prima di continuare precisiamo che si tratta solamente di opinioni e previsioni formulate da noi, e consigliamo di effettuare sempre una propria ricerca indipendente prima di prendere qualsiasi decisioni finanziaria.

Di seguito l’analisi sull’Ops Intesa e le previsioni sull’andamento dell’offerta.

Ops Intesa: il punto sulle due banche

Noi sin dall’inizio abbiamo “simpatizzato” per Ubi Banca, istituto di credito giovane che ha dimostrato anno dopo anno, di saperci fare. Attualmente quarta banca d’Italia, sia per numero di sportelli che per quota di mercato.

E si è trattato comunque di una ops ostile di Intesa nei confronti di Ubi, prima volta in assoluto per il settore bancario italiano. Di solito le operazioni di M&A si fanno di comune accordo.

Dall’altro lato però, c’è il maggior istituto di credito italiano, Intesa San Paolo. Primo per patrimonio, per quota di mercato, per numero di sportelli e per asset in gestione.

La fusione tra Ubi Banca e Intesa San Paolo porterebbe alla nascita di un super-gruppo bancario, quarto in Europa per dimensioni. Alle spalle di Banco Santander, BNP Paribas e HSBC. Un’opportunità notevole per il settore bancario italiano, che da anni attende il consolidamento.

Le adesioni all’offerta di pubblico scambio

Ormai siamo agli sgoccioli, mancano solamente due giorni di Borsa e poi stop.

Crediamo che Intesa possa superare, seppure di pochissimo il 50% di adesioni. Come già anticipato, attualmente siamo al 32,6% e sappiamo benissimo chi fra i grandi soci di Ubi si è schierato a favore o contro all’Ops di Intesa.

All’appello però manca ancora qualche grande azionista dell’istituto di credito lombardo, di cui ancora non si conosce la posizione. Ma la scopriremo di sicuro nella sessione di domani o in quella finale.

Tra i maggiori azionisti di Ubi Banca, hanno già aderito all’offerta:

  • 5,9% – Fondazione CariCuneo (Patto Car);
  • 3,9% – Fondazione Monte di Lombardia (Patto Car);
  • 8,0% – Sindacato Azionisti Bresciani
  • 1,6% – Patto dei Mille
  • 1,0% – Cattolica Assicurazioni (Patto Car).

Più:

  • 12,2% – Altri azionisti

Sono contrari all’Ops di Intesa e quindi per il momento non hanno aderito all’offerta:

  • 2,85% – Polifin e famiglia Bosatelli;
  • 1,00% – Next Investment e famiglia Bombassei (Patto Car);
  • 1,00% – P4p Int e famiglia Pilenga (Patto Car);
  • 1,00% – Radici Group e famiglia Radici (Patto Car);
  • 1,00% – Scame e Andreoletti (Patto Car).

Infine, risultano ancora in dubbio diversi importanti azionisti di Ubi che al momento non hanno ancora deciso se aderire o no.

La loro decisione sarà fondamentale. Stiamo parlando di:



  • 7,9% – Fondo Parvus;
  • 5,1% – Fondo Silchester;
  • 4,0% – HSBC;
  • 1,0% – Famiglia Beretta (Patto Car).

Ovviamente ci saranno sicuramente altri piccoli azionisti che non hanno ancora deciso se aderire o no all’Ops di Intesa, ma noi ci soffermiamo solamente su quelli che possiedono quote rilevanti.

Cosa potrebbe succedere

Ebbene, di questi ultimi quattro il fondo Parvus, guidato dal manager italo-francese Edoardo Mercadante, potrebbe aderire all’offerta. Dall’inizio c’è sembrato troppo contraddittorio, crediamo che qualcosa bolla in pentola.

C’è poi il fondo britannico Silchester, di cui non siamo a conoscenza della sua posizione visto che non ha rilasciato dichiarazioni di alcun tipo.

La banca britannica HSBC, la maggiore d’Europa, non ha ancora deciso se aderire all’offerta ma ha dato giudizio positivo sull’Ops Intesa. Ha inoltre consigliato agli azionisti di aderire all’Ops di Intesa. Crediamo che già domani aderisca ufficialmente all’offerta.

Quindi le quote dei fondi Parvus e Silchester, insieme a quelle detenute da HSBC arrivano ad un totale pari al 17%. Crediamo che l’intero “gruppo britannico” porti in adesione le proprie azioni Ubi.

E se sommiamo questa quota a quella attuale di adesioni (32,6%), arriviamo al 49,6%.

Siamo insicuri sulla quota della famiglia Beretta, che secondo indiscrezioni di stampa, sarebbe pronta ad aderire all’Ops di Intesa. Come dichiarato anche dal Giornale di Brescia, notizia poi smentita dalla famiglia Beretta stessa.

In questo caso si arriverebbe al 50,6%.

A quanto pare, anche l’1% è di fondamentale importanza in quest’operazione di M&A.

Seguiremo le contrattazioni di domani e vi terremo aggiornati sulla quota di adesioni raggiunta.

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About Vincenzo F

Grande appassionato di economia e finanza, mi piace scrivere su mercati, indici, azioni, investimenti e tutto ciò che riguarda questo settore. Studio costantemente l'andamento dei mercati, e sono sempre alla ricerca di rialzi e ribassi. Ho fatto in tempo a comprare un monolocale e un pc. Tutto il resto l'ho investito.

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