È ufficiale, lo smart working si è ormai largamente diffuso anche in Italia.
Soprattutto nell’ultimo periodo, a causa della diffusione del Coronavirus, lavorare da casa è diventato indispensabile. Sempre per chi può farlo.
In realtà però, lo smart working non è un nuovo metodo di lavoro. Tantissimi Paesi, anche europei, sono soliti sfruttare i vantaggi di questa modalità di lavoro anche prima che il virus piombasse nel mondo.
In Italia questa pratica era meno conosciuta, ma non del tutto assente. Se infatti guardiamo i dati dell’analisi condotta nel 2017 dal Politecnico di Milano, possiamo notare che i “lavoratori agili” nel nostro Paese ammontavano a più di 300.000.
Chi pratica smart working però, non sempre conosce come funziona questo tipo di lavoro in ambito aziendale e amministrativo.
Vediamo quali sono i diritti e i doveri delle aziende.
Smart working: i doveri dell’azienda
I doveri che l’azienda è tenuta a rispettare nei confronti dei dipendenti che lavorano in smart working, sono in realtà molto simili ai normali obblighi di un qulsiasi lavoro tradizionale.
Per quanto riguarda lo smart working in particolare, la legge che regola il suo funzionamento è la 81/2017. In sostanza, si dice che il datore di lavoro è tenuto ad assicurare al dipendente la fornitura di dispositivi tecnologici funzionanti per poter svolgere l’attività. Che, oltretutto, dovranno anche essere sicuri e idonei al 100%, per preservare l’incolumità del lavoratore.
Solitamente, in questo caso, la retribuzione non viene più contata ad ore come nel lavoro tradizionale. Ma in base allo sviluppo di determinati progetti, o al raggiungimenti di obiettivi.
Per quanto riguarda invece i contributi e gli incentivi, questi dovrebbero essere riconosciuti ed applicati senza alcuna differenza.
I diritti dell’azienda
Ovviamente, oltre ai doveri, l’azienda avrà anche i suoi diritti. Questi consistono più che altro nelle responsabilità che il dipendente si assume accettando di svolgere l’attività in modalità smart working.
Infatti, anche se il dipendente non lavora più in sede ma lo fa nella comodità di casa propria, ciò non significa che possa smettere di adempiere ai suoi doveri.
Questo sarà tenuto a portare a termine gli obiettivi preposti dall’azienda. In molti casi, inoltre, è necessario che rispetti anche gli stessi orari di lavoro che aveva in precedenza, oppure dei nuovi appena stabiliti. Ciò significa che egli dovrà essere reperibile e disponibile in quelle ore, e non potrà non rispondere alle chiamate o mail del datore di lavoro.
Ma non è finita qui. Il lavoratore in smart working avrà anche la responsabilità di custodire e conservare con cura tutti gli strumenti di lavoro che l’impresa gli ha affidato. Oltretutto, sarà tenuto anche a mantenere la riservatezza per quanto riguarda i dati aziendali ai quali accede lavorando da casa.
In poche parole, lo smart working non significa meno lavoro o meno responsabilità. Né per l’azienda, né per il dipendente. Lo spirito con il quale va affrontato dovrà essere lo stesso che esisteva lavorando in sede, da entrambe le parti.
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