Le azioni di Banca Generali proseguono il loro trend positivo, l’istituto di credito cresce di mese in mese. Superato ormai il crollo dovuto alla pandemia, il prossimo step è raggiungere e superare i 30 euro per azione.
E avvicinarsi quindi ai livelli pre-Covid.
Eppure, nel bel mezzo della ripresa, la nota testata giornalistica “Financial Times” ha pubblicato i risultati di un’inchiesta riguardo titoli obbligazionari collegati ad attività che fanno capo alla criminalità organizzata.
Stiamo parlando della ‘ndrangheta che, a quanto pare, avrebbe venduto bond di società legate all’organizzazione. Alcune obbligazioni erano addirittura garantite da fatture non ancora saldate da parte della sanità pubblica.
Ad emetterle sono state alcune società fittizie , risultate poi controllate dalla ‘ndrangheta. Ma nell’occhio del ciclone ci è finita anche Banca Generali.
Di seguito vi spieghiamo perché.
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Banca Generali: la posizione del gruppo triestino
Il nome di Banca Generali sembrerebbe essere legato all’acquisto di bond del Cara. Ovvero un centro di accoglienza per richiedenti asilo situato a Isola di Capo Rizzuto (piccolo paesino della provincia di Crotone, Calabria).
Ebbene, dopo le opportune verifiche (e grazie anche all’inchiesta del Financial Times) è stato scoperta la gestione occulta del campo profughi calabrese. L’autorità di vigilanza ha immediatamente controllato tutte le contrattazioni avvenute ed è spuntata proprio Banca Generali tra gli acquirenti.
La banca del Gruppo Generali ha comunque preso subito le distanze dalla vicenda, dichiarandosi parte lesa e pronta a collaborare con le autorità.
La posizione però non è uscita affatto rafforzata dopo che l’advisor dell’operazione è risultato Ernst & Young. La suddetta società è già sotto inchiesta per la faccenda legata all’azienda tedesca Wirecard. Da cui sono “scomparsi” ben 2 miliardi di euro dal bilancio, la fintech tedesca infatti si avvia verso la bancarotta.
Ci teniamo a ribadire però l’estraneità di Banca Generali, che si dichiarata all’oscuro di tutto (specialmente della natura dei bond).
Il modus operandi
La struttura architettata dalla ‘ndrangheta è molto complessa, ma sicuramente efficace. Nel 2015 è stata creata una società-veicolo che ha emesso e collocato obbligazioni con rendimenti notevoli. I titoli risultavano particolarmente appetibili agli investitori, che tra l’altro ricevevano anche ottimi dividendi.
Quest’ultimi venivano finanziati da ricavi proveniente da altre società, che dopo le opportune verifiche, risultano anch’esse collegata alla criminalità organizzata calabrese. Si tratta principalmente di società che fornivano servizi alla sanità pubblica, proprio come la stessa società-veicolo creata dalla ‘ndrangheta.
Le fatture che la società emetteva diventavano fonte di profitto per la criminalità, che guadagnava anche dal ritardo nel pagamento. In questo caso infatti, chi emette la fattura avrà diritto a degli interessi.
Ma non solo, perché le fatture invece non saldate servivano poi a costruire dei titoli obbligazionari ad hoc.