Fatturazione elettronica forfettari

La fatturazione elettronica è sempre un argomento caldo per i contribuenti che hanno scelto di aprire partita IVA in regime forfettario.

In questo articolo andremo a trattare proprio questo argomento. Vedremo nel dettaglio cos’è il regime forfettario e come funziona la fatturazione per chi lo ha scelto. Daremo anche un rapido sguardo alla storia del regime forfettario, in maniera tale da capire il legislatore come si è comportato con esso nel corso degli anni.

Mettiti comodo e prenditi qualche minuto solo per te. Alla fine della lettura di questo articolo saprai come funziona la fatturazione per il regime forfettario.

Fatturazione elettronica forfettari

Cos’è il regime forfettario

Il regime forfettario è uno dei vari regimi fiscali a cui possono aderire i cittadini che hanno intenzione di aprire partita IVA.

Attualmente, chi vuole aprire partita IVA può scegliere tra tre regimi fiscali:

  • forfettario
  • semplificato
  • ordinario

Tra questi tre regimi non ce ne è uno migliore in assoluto. Ogni regime ha i suoi vantaggi e svantaggi e sceglierne uno piuttosto che un altro dipende solo dall’attività che andremo a svolgere e dal modo in cui pensiamo che andremo ad operare.

In questo articolo, come detto, ci concentreremo principalmente sul regime forfettario.

Il regime forfettario è l’unico regime fiscale per partite IVA che permette di vendere beni e servizi senza dover far pagare ai clienti l’imposta sul valore aggiunto (IVA). Esso, inoltre, prevede un’unica aliquota IRPEF.

Per poter accedere al regime forfettario dovremo rispettare i seguenti requisiti:

  • Fatturato non superiore ad € 65.000 all’anno
  • Spese per lavoro accessorio e dipendenti o collaboratori non superiori a € 20.000 lordi all’anno
  • Non aver percepito redditi da lavoro dipendente e/o assimilati superiori a € 30.000 lordi

Tali requisiti, nel caso di apertura di una nuova partita IVA saranno automaticamente soddisfatti. Nel caso di passaggio da un altro regime a quello forfettario, dovranno essere verificati sui dati dell’anno precedente.

Una delle caratteristiche del regime forfettario è data dal fatto che chi ne fa parte non può dedurre le spese che sostiene per la sua attività, ad eccezione dei contributi INPS.

Questa non deducibilità è giustificata dal fatto che ogni contribuente con regime forfettario ha un codice ATECO al quale è associata una certa redditività, che, in linea teorica, tiene conto anche delle spese che il contribuente andrà ad affrontare durante la sua attività.

Più avanti faremo un esempio pratico che ti aiuterà a capire facilmente come funziona il regime forfettario.

Come funziona il regime forfettario

Come detto, per poter usufruire del regime forfettario dovrai rispettare i seguenti requisiti nel corso dell’anno precedente all’apertura della partita IVA forfettaria:

  • Fatturato non superiore ad € 65.000 all’anno
  • Spese per lavoro accessorio e dipendenti o collaboratori non superiori a € 20.000 lordi all’anno
  • Non aver percepito redditi da lavoro dipendente e/o assimilati superiori a € 30.000 lordi

L’imposta sostitutiva IRPEF per il regime forfettario è pari al 15% calcolato su una base imponibile ottenuta dopo che al fatturato avremo applicato il nostro coefficiente di redditività e sottratto i contributi INPS. In caso di attività nuove, per i primi cinque anni di attività, l’imposta sostitutiva IRPEF scende al 5%.

Per quanto riguarda i contributi INPS, per chi opera in Gestione Separata INPS essi saranno pari al 25,72% e saranno calcolati sulla base imponibile data dal coefficiente di redditività del nostro codice ATECO.

Per chi si affida ad altre gestioni (come, ad esempio, gli ingegneri), essi possono variare.

Uno dei vantaggi del regime forfettario è che non dovremo pagare dei contributi minimi, ma sarà tutto calcolato in base a quanto fattureremo. Ciò, purtroppo, non vale per i commercianti e gli artigiani, per i quali resta un importo minimo di contributi annuali da pagare pari ad € 3.700 da dividere in quattro rate.



Se nel corso dell’anno dovessimo superare il tetto di fatturato di € 65.000 o il costo dei collaboratori di € 20.000, dall’anno successivo non potremo più usufruire del regime forfettario. Sul fatturato fatto nell’anno durante il quale abbiamo sforato i limiti imposti dalla legge, però, pagheremo comunque le tasse e i contributi dovuti per il regime forfettario.

Nel regime forfettario non dovremo applicare l’IVA sul prezzo di vendita.

Riduzione INPS artigiani e commercianti

Chi si iscrive alla gestione INPS artigiani e commercianti può richiedere una riduzione dei contributi INPS del 35%.

Chi richiede questa riduzione, ovviamente, al momento del pensionamento vedrà corrispondersi un assegno mensile di importo minore rispetto a chi non la richiede.

Fatturazione elettronica 1
Grazie alla fatturazione elettronica potremo dire addio ai mille fogli che ci circonderebbero nel caso continuassimo ad utilizzare la fatturazione cartacea!

Codici ATECO e coefficiente di redditività

Nei precedenti paragrafi abbiamo accennato al fatto che chi usufruisce del regime forfettario vedrà associato alla sua attività un coefficiente di redditività.

Tali coefficienti dipendono dal codice ATECO che sceglieremo in sede di apertura della partita IVA forfettaria.

Essi vanno possono essere i seguenti:

  • Industrie alimentari e delle bevande – 40%
  • Commercio all’ingrosso e al dettaglio – 40%
  • Commercio ambulante di prodotti alimentari e bevande – 40%
  • Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione – 40%
  • Commercio ambulante di altri prodotti – 54%
  • Intermediari del commercio – 62%
  • Altre attività economiche – 67%
  • Attività professionali, scientifiche, tecniche, sanitarie, di istruzione, servizi finanziari ed assicurativi – 78%
  • Costruzioni e attività immobiliari – 86%

Questi coefficienti di redditività servono per calcolare la base imponibile sulla quale pagare contributi e IRPEF.

Se, ad esempio, fatturo € 10.000 e ho un coefficiente di redditività del 78%, la base imponibile sulla quale saranno calcolati contributi e tasse sarà di € 7.800.

Lo Stato utilizza i coefficienti di redditività per poter prevedere la percentuale di spese che il contribuente andrà a sostenere per la sua attività. A differenza delle altre partite IVA, infatti, nel forfettario non potremo dedurre le singole spese che sosterremo nel corso della nostra attività.

Obblighi ed esenzioni regime forfettario

Il regime forfettario permette di usufruire di una serie di esenzioni di cui non si può godere con altri regimi fiscali. Esse sono le seguenti:

  • Non è obbligatorio registrare le fatture emesse, gli acquisti e i corrispettivi.
  • Nessun obbligo di tenuta e conservazione dei documenti e dei registri ad eccezione delle fatture di acquisto, delle bollette doganali e dei corrispettivi. Essi, se registrati, vanno certificati e conservati.
  • L’IVA non va addebitata sulle fatture emesse.
  • Non è necessario compilare la dichiarazione annuale IVA e, quindi, comunicarla.
  • Chi è in regime forfettario non applica ritenuta d’acconto sui compensi e non agisce come sostituto di imposta.

Queste sono le principali esenzioni di cui gode chi sceglie il regime forfettario.

Esempio pratico tasse regime forfettario

Per renderti più chiaro possibile come funziona il regime forfettario, ti faremo un esempio pratico.

Supponiamo che Mario sia un contribuente in regime forfettario e abbia generato nel corso dell’anno un fatturato di € 10.000. Egli svolge un’attività professionale che prevede un coefficiente di redditività del 78% e l’iscrizione alla gestione separata INPS.

Procediamo al calcolo delle imposte che dovrà pagare Mario.

Innanzitutto, calcoliamo la base imponibile, che è data dal 78% di € 10.000:

  • 10.000 x 0,78 = € 7.800

Su questo importo calcoliamo i contributi INPS, pari al 25,72%:

  • 7.800 x 0,2572 = € 2.006

Questo importo lo andremo a sottrarre agli iniziali € 7.800 per poter poi calcolare l’IRPEF da pagare:

  • 7.800 – 2006 = € 5.794

Da cui potremo calcolare l’IRPEF da pagare, pari al 15%:

  • 5.794 x 0,15 = € 869

Che nel caso di IRPEF al 5% saranno:

  • 5.794 x 0,05 = € 290

Nel caso di IRPEF al 15%, quindi, su € 10.000 di fatturato andremo a pagare un totale tra tasse e contributi di € 2.875 e in tasca nostra resteranno € 7.125.

Nel caso di IRPEF al 5%, invece, su € 10.000 di fatturato andremo a pagare un totale tra tasse e contributi di € 2.296 e in tasca nostra resteranno € 7.704.

Come detto, non potremo dedurre nessuna altra spesa sostenuta nel corso della nostra attività.

Da notare, come più volte sottolineato, che i contribuenti in regime forfettario non avranno nessuna IVA a credito o a debito in quanto il loro regime esclude l’applicazione dell’imposta sul valore aggiunto.

Storia del regime forfettario

In origine, il regime forfettario fu introdotto con la Legge di Stabilità 2015 (legge 190/2014).

Sino al 2015, i limiti dei ricavi che si dovevano rispettare per restare nel regime forfettario variavano in base all’attività che si andava a svolgere. Essi, ad ogni modo, oscillavano tra € 15.000 e € 40.000.

All’epoca, altre venivano esclusi dal regime forfettario anche coloro che:

  • Avevano speso più di € 5.000 lordi per lavoratori dipendenti e collaboratori.
  • Avevano speso più di € 20.000 per l’ammortamento di beni strumentali.

Con l’abolizione del regime dei minimi nel 2016, il regime forfettario rappresentò per certi versi il suo erede spirituale.

Con la Legge di Stabilità 2016 (legge 208/2015), il regime forfettario subì una prima riforma.

Innanzitutto, le soglie dei ricavi da rispettare diventarono comprese tra € 25.000 e € 50.000, subendo così un incremento.



Anche le cause di esclusione subirono un aggiornamento. Chi nell’anno precedente aveva percepito redditi da lavoro dipendente e/o assimilati di importo superiore ad € 30.000, infatti, non poteva accedere a questo regime.

L’ultima riforma importante del regime forfettario si è avuta con la Legge di Bilancio del 30 dicembre 2018, la numero 145, entrata in vigore il primo gennaio 2019. Le informazioni che abbiamo fornito nei paragrafi precedenti si basano proprio su questa riforma del regime forfettario.

Fatturazione cartacea
Dal 2008 in poi, la fatturazione cartacea è caduta sempre più in disuso.

A chi conviene il regime forfettario

Il regime forfettario, nonostante offra vantaggi enormi, non è necessariamente il migliore dei regimi fiscali per chi vuole aprire una partita IVA individuale.

Per capire se il regime forfettario ti convenga o meno, puoi fare una serie di semplici valutazioni.

Innanzitutto, devi valutare se le spese che sosterrai per portare avanti la tua attività non siano tali da superare le spese previste dal coefficiente di redditività che ti riguarda.

Se, ad esempio, il tuo codice ATECO ha un coefficiente di redditività del 78%, lo Stato prevede che tu spenda circa € 2.200 per portare avanti la tua attività. Se, però, ne spendi di più, probabilmente ti conviene passare ad un altro regime fiscale che ti permetta di scaricare i costi sostenuti dalla tua attività.

Altra cosa di cui tenere conto, anche se in misura minore, sono eventuali deduzioni e detrazioni IRPEF di cui potresti godere a causa della tua situazione familiare. Con il regime forfettario non potresti godere di queste deduzioni e detrazioni in quanto è prevista un’imposta sostitutiva fissa del 15%.

Generalmente, quindi, il regime forfettario conviene a quei professionisti che offrono servizi e che non hanno grosse spese legate alla loro attività.

Fatturazione elettronica

La fatturazione elettronica, come intuibile dal suo nome, consiste nell’emissione di una fattura in formato digitale.

Chi utilizza la fattura elettronica, oltre a poter inviare in digitale le fatture, può godere di altri vantaggi come la tenuta e conservazione automatica del documento di fatturazione, cosa che elimina molte scartoffie.

La fatturazione elettronica è stata introdotta in Italia con la legge finanziaria del 2008 e da allora ha preso sempre più piede.

Una forte spinta all’utilizzo della fatturazione elettronica in Italia si è avuta nel 2014, con l’obbligo di fatturazione elettronica per le fatture emesse verso la pubblica amministrazione.

Attualmente, la fatturazione elettronica è obbligatoria per tutti i titolari di partita IVA con sede o residenza in Italia. Sono esclusi da questo obbligo i seguenti soggetti:

  • imprese e lavoratori autonomi che usufruiscono del cosiddetto “regime di vantaggio
  • contribuenti in regime forfettario
  • piccoli produttori agricoli disciplinati dall’articolo 34, comma 6, del Dpr n. 633 del 26 ottobre 1972

La fatturazione elettronica offre moltissimi vantaggi. Essa, infatti, permette una tenuta più semplice dei conti e riduce il numero di scartoffie con le quali dovremo avere a che fare.

Fatturazione elettronica: come emettere una fattura

Quando inviamo una fattura elettronica, nella pratica, creiamo un file XML (eXtensible Markup Language).

Per scrivere una fattura elettronica possiamo utilizzare vari software. Sul mercato vi sono molti operatori che offrono software per compiere questa attività a bassissimo prezzo. I più esperti possono usare anche Microsoft Excel per scrivere le loro fatture elettroniche.

Quando compileremo la fattura elettronica dovremo inserire i seguenti dati:

  • Data di emissione
  • Numero progressivo di emissione (per identificare in modo univoco la fattura)
  • Dati del fornitore (nome ditta, numero partita IVA, indirizzo, etc.)
  • Dati del cliente (ditta, nome, cognome, indirizzo, etc.)
  • Descrizione di servizi e merci venduti (quantità, peso, natura, etc.)
  • Eventuali sconti o spese accessorie
  • Data in cui viene fornito il bene o il servizio oppure la data in cui il cliente paga in tutto o in parte l’importo dovuto
  • Totale della fattura

Al termine della compilazione della fattura, noi o un intermediario autorizzato (ad esempio un commercialista) dobbiamo appore la firma telematica.

A questo punto, dopo aver controllato che tutto sia stato compilato e firmato bene, dovremo inviare la fattura elettronica al Sistema di Interscambio (SdI). Si tratta di un sistema dell’Agenzia delle Entrate che, entro massimo 5 giorni dall’invio della fattura, si impegna a recapitarla al cliente.

Se lo SdI dovesse fallire nella consegna della fattura per problemi non dovuti a chi l’ha emessa, l’obbligo di emissione della fattura elettronica è comunque soddisfatto.

Ogni fattura elettronica va conservata per dieci anni dalla data di emissione. Essendo tutto in formato digitale, però, conservare queste fatture sarà decisamente comodo.

Fatturazione elettronica 2
È lo SdI ad occuparsi di recapitare ai nostri clienti le fatture che emetteremo.

Fatturazione regime forfettario

Chi opera in regime forfettario, attualmente, può ancora scegliere se emettere fattura in maniera tradizionale o affidarsi alla fatturazione elettronica.

Al giorno d’oggi, sono davvero pochi i professionisti in regime forfettario che continuano ad utilizzare la fatturazione cartacea. Essa, infatti, risulta più lenta e ingombrante a causa delle numerose scartoffie che dovremo conservare.

La fattura cartacea, inoltre, non è più molto apprezzata dai clienti, soprattutto se questi clienti sono delle aziende. Queste ultime, infatti, grazie alla fatturazione elettronica riescono a mantenere più facilmente la contabilità e a snellire il lavoro degli uffici amministrativi.

Va ricordato anche che chi opera in regime forfettario, dato che non applica l’IVA, dovrà riportare nelle sue fatture (sia cartacee che elettroniche) la seguente dicitura:

Operazione senza applicazione dell’IVA, effettuata ai sensi dell’articolo 1, commi da 54 a 89, l. n. 190 del 2014 così come modificato dalla l. n. 208 del 2015 e dalla l. n. 145 del 2018.

Inoltre, non essendo soggetto all’applicazione della ritenuta d’acconto, chi opera in regime forfettario dovrà riportare nelle sue fatture (sia cartacee che elettroniche) la seguente dicitura:

Operazione non soggetta a ritenuta alla fonte a titolo di acconto ai sensi dell’articolo 1, comma 67, l. n. 190 del 2014 e successive modificazioni.

Infine, per le operazioni che superano il valore di € 77,47, sarà necessario applicare una marca da bollo da € 2, che sulle fatture elettroniche può essere applicata digitalmente.

Obbligo fatturazione elettronica regime forfettario

Nonostante attualmente i contribuenti in regime forfettario siano liberi di scegliere se usare i meno la fatturazione elettronica, ciò non durerà per sempre.

Secondo una recente direttiva europea, infatti, l’Italia dovrà rendere obbligatoria la fatturazione elettronica anche per questo tipo di contribuenti.

Sinceramente, ciò non ci sembra un grande problema, dato che i vantaggi della fatturazione elettronica sono davvero tanti. Alcuni di essi sono i seguenti:

  • Possibilità di accedere al regime premiale previsto dall’art. 1, comma 74, legge n. 190/2014. Questo regime riduce di un anno il termine di decadenza per la notifica degli avvisi di accertamento (che passa da 5 a 4 anni). Per poter usufruire di questo vantaggio il 100% del fatturato deve essere fatto esclusivamente con fatture elettroniche.
  • Possibilità di poter emettere e ricevere le fatture in un unico software.
  • Trasmettere velocemente le fatture al commercialista.
  • Poter lavorare con la pubblica amministrazione.
  • Conservare facilmente tutte le fatture.

Attenzione a quest’ultimo punto, dato che i forfettari avranno l’obbligo di stampare e conservare una copia cartacea delle fatture ricevute, a meno che non sottoscrivano il servizio gratuito di conservazione offerto dall’Agenzia delle Entrate.

Invoice Buddy: software per fatturazione elettronica per chi vende servizi

Uno dei migliori software di fatturazione elettronica che abbiamo testato è sicuramente InvoiceBuddy.

Questo software è stato pensato in particolare per quelle attività che offrono servizi. Tra le figure a cui si adatta meglio InvoiceBuddy, quindi, troviamo consulenti, liberi professionisti, gruppi di lavoro, agenzie e così via.

Chiaramente, InvoiceBuddy può essere usato anche da chi svolge altre attività (come, ad esempio, la vendita di beni materiali).

Se sei un contribuente in regime forfettario, inoltre, possiamo assicurarti che InvoiceBuddy è pensato su misura per te.

InvoiceBuddy
Logo di InvoiceBuddy.

Una delle caratteristiche più interessanti di InvoiceBuddy riguarda la possibilità di poter registrare in maniera estremamente dettagliata le attività svolte. InvoiceBuddy, infatti, è il primo software di fatturazione elettronica che integra al suo interno una funzione di tracking delle ore di lavoro.

Una funzione del genere, nonostante possa sembrare banale, permette di inserire con precisione in fattura le ore di lavoro che abbiamo effettivamente sostenuto. Dimenticare di inserire qualche ora di lavoro in fattura è sempre fastidioso e ci fa perdere soldi. Con InvoiceBuddy non succederà!

Un’altra qualità di InvoiceBuddy la troviamo nella sua semplicità di utilizzo, dovuta soprattutto alla sua interfaccia estremamente intuitiva.

Compilare una fattura, secondo noi, deve essere semplice e non stressante. Grazie ad InvoiceBuddy tutto ciò sarà possibile!

Infine, ma non per importanza, con InvoiceBuddy potremo inviare le fatture allo SdI con un semplice click e senza doverci affidare ad altri software.

Monitoraggio del cliente

Come accennato, InvoiceBuddy non è solo un semplice software per la fatturazione elettronica, ma un vero e proprio sistema di monitoraggio che ti aiuterà a capire come si comportano i clienti con i pagamenti.

InvoiceBuddy, infatti, permette di monitorare in maniera certosina tutti i nostri incassi, i clienti in ritardo con i pagamenti e gli importi non ancora incassati.

Grazie ad InvoiceBuddy avremo a disposizione direttamente nel software una funzione che permette di inviare solleciti automatici ai clienti che sono in ritardo con i pagamenti.

Il software permette anche di visualizzare quanto fatturato è attribuibile ad un certo cliente e quante volte un cliente ha pagato in maniera puntuale o è stato ritardatario.

Come accennato, InvoiceBuddy permette di tracciare le ore di lavoro. A tal proposito, potremo anche monitorare quanto tempo dedicheremo in ore di lavoro ad ogni cliente. Ciò è particolarmente interessante perché ci aiuterà a capire se vale la pena o meno impegnare tanto tempo per un cliente in base al fatturato che esso ci permette di generare.

Tutte queste funzioni, che sembrano semplici, ma in realtà sono essenziali, rendono InvoiceBuddy uno dei migliori software per la fatturazione elettronica.

Grazie ad InvoiceBuddy potrai amministrare più facilmente gli aspetti legati alla fatturazione (e non solo) nella tua azienda e potrai concentrarti sulla crescita del tuo business.

Per maggiori informazioni su InvoiceBuddy, per conoscere i suoi prezzi o per richiedere supporto telefonico, visita questa pagina:

Conclusioni

Abbiamo visto cos’è la fatturazione elettronica, concentrandoci in particolar modo sui contribuenti in regime forfettario.

Si tratta di uno strumento potente e che offre numerosi vantaggi.

Se sei un contribuente con partita IVA in regime forfettario, non possiamo fare altro che consigliarti di utilizzare la fatturazione elettronica, magari affidandoti ad un software che ti semplificherà la vita per un prezzo davvero irrisorio.

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About Vincenzo Napolitano

Atletico, salutista, non procrastinatore, sensibile. Vincenzo Napolitano non è nulla di tutto ciò. Scrive cose di marketing (soprattutto digitale) per Notizie.Business.

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