In questi giorni stiamo assistendo alla grande risalita delle azioni Eni, anche se dal 1° Gennaio 2020 fino alla settimana scorsa, il titolo ha perso oltre il 50% del suo valore.
I primi segnali negativi sono comparsi a partire dal 24 Febbraio, quando il titolo ha invertito il suo trend. E lo scivolone è servito.
Da 12,17€ per azione, il titolo è crollato a quota 6,49€. E tutto questo in soli 20 giorni (Se ti interessano i dati del settore, leggi anche: “Andamento Enel: ricavi e utili in crescita, ecco il bilancio”).
Poi fortunatamente è iniziato il rialzo. Certo un po’ di rally c’è stato e ci sarà ancora, ma le ottime performance di ieri ci fanno pensare che il valore delle azioni Eni possa stabilizzarsi sui 9-10€.
Azioni Eni: la seduta positiva e il rialzo
La seduta di ieri è stata chiusa con un segno positivo, che fra l’altro è stato anche inatteso. A fine giornata le azioni Eni hanno segnato 14,9%, secondo miglior titolo di questo super-martedì. Solo il titolo Exor ha saputo fare di meglio, registrando una crescita addirittura di oltre il 21%.
Insomma tutti i titoli di Piazza Affari hanno chiuso la giornata in positivo, eccezion fatta per le azioni Diasorin, unico titolo che ha chiuso in rosso alla Borsa di Milano.
Quindi oggi sta continuando il trend positivo e il conseguenze rialzo del titolo Eni sull’FTSE Mib, ma sembra che non stia viaggiando alla stessa velocità di ieri né tantomeno registra valori così alti. Nonostante tutto, al momento della scrittura di questo articolo, le azioni Eni registrano +1,48% e si attestano sugli 8,50€.
Le stime di Eni sul prezzo del petrolio
In un momento di crisi economica come questo, Eni ha dovuto anche rivedere i prezzi del petrolio e ne abbassato le stime. Nel nuovo piano industriale presentato qualche settimana fa, Eni aveva stimato per il 2020 un prezzo del petrolio pari a 40-45 dollari al barile. Stima che sarebbe dovuta aumentare per il 2021, e portata a quota 50-55 dollari.
Ma l’emergenza coronavirus ha fatto ridurre le stime di Eni sulla quotazione del petrolio, che per il colosso italiano degli idrocarburi scende a 35 dollari al barile (per il 2020). Ricordiamo infatti che il WTI attualmente scambia intorno ai 25 dollari al barile, mentre risulta leggermente migliore la quotazione del Brent che al momento viaggia sui 27 dollari al barile.
Ma comunque sia, il prezzo del petrolio non scendeva sotto i 30 dollari da decenni ormai. La domanda di greggio è calata enormemente e si rischi addirittura l’effetto contrario ovvero la sovra-produzione di petrolio.
I rischi per il settore
Tutto il settore, Eni compresa, dovrà porre particolare attenzione a questa difficile situazione che si è venuta a creare. Nella peggiore delle ipotesi infatti, il prezzo del petrolio potrebbe scendere persino a zero.
E le grandi multinazionali potrebbero riscontrare enormi difficoltà riguardo lo stoccaggio della materia prima. I costi per supportare la suddetta operazione, infatti, sono altissimi.
I colossi petroliferi dovrebbero evitare a tutti i costi di lasciare il greggio in stock, soprattutto durante il periodo in cui la domanda risulta ridotta. Ma invece alcuni di loro sembrano che stiano prendendo decisioni opposte (Se vuoi approfondire la questione, leggi anche: “Azioni Saudi Aramco: petrolio giù, conviene comprare?”).
L’intero settore rischia il collasso. Ma già da lunedì scorso lo scenario in borsa è migliorato notevolmente, WTI e Brent danno comunque segnali positivi, quindi nei prossimi mesi dovremmo assistere ad una lenta risalita della quotazione del petrolio.
Epidemia permettendo.