L’emergenza Coronavirus ha sovraccaricato il sistema sanitario, da più punti di vista. Uno di questi è la mancanza di dispositivi medici, per la protezione individuale degli addetti ai lavori, sia all’interno degli ospedali, nelle case di assistenza agli anziani e tra le forze dell’ordine.
Il progetto governativo va nella direzione di riprendere il ciclo produttivo dei dispositivi il prima possibile, individuando zona per zona se ci siano delle aziende che possano essere riconvertite a tale scopo.
Vediamo nel dettaglio quali sono i riferimenti in merito nell’attuale DPCM.
Aziende che si riconvertono per produrre mascherine: gli incentivi governativi
Il Decreto Cura Italia varato in questi giorni prevede interventi a favore del mondo della sanità. Innanzitutto nuovi fondi per reperire personale. Per quanto riguarda la produzione di dispositivi sanitari, le misure adottate sono due:
- un fondo per la produzione e la fornitura di dispositivi medici, come per l’appunto le mascherine
- incentivi per le aziende che vogliono riconvertirsi e avviare una produzione di mascherine chirurgiche
Gli incentivi messi a disposizione dal governo principalmente per la produzione di mascherine e guanti ammontano a 50 milioni di euro. Gestiti da Invitalia (che li riceve dall’Inail), saranno accessibili per le aziende produttrici entro il 30 aprile. Si concedono contributi a fondo perduto e in conto gestione e finanziamenti agevolati (sulla base dei valori di mercato registrati fino al 31 dicembre 2019).
Inoltre il provvedimento prevede anche un credito d’imposta del 50% per le aziende. Nella fattispecie è relativo alle spese sostenute per sanificare gli ambienti o gli strumenti di lavoro, entro un massimo di 20 mila euro.
Le aziende che intendono cominciare il ciclo produttivo avvalendosi di tale deroga, devono presentare all’Iss un’autocertificazione riguardante le caratteristiche delle mascherine, dal punto di vista tecnico. In questo modo l’Iss potrà valutarne la rispondenza ai requisiti di sicurezza vigenti. Questo in ragione del fatto che è possibile ottenere finanziamenti anche per le sole mascherine chirurgiche o prive di marchio CE, purché appunto approvate dall’Istituto Superiore di Sanità.