I siti aziendali hanno uno scopo principale: devono dimostrarsi un valido strumento per il conseguimento degli obiettivi commerciali che l’impresa si propone di raggiungere.
Nel caso in cui il suo scopo non sia questo, ma ad esempio quello di rappresentare una sorta di vetrina, si può dire che rappresentino un asset se non inutile, perlomeno non essenziale.
Da cosa si giudica se un sito è in grado di rappresentare un valore aggiunto per la propria azienda? Dal CRO (acronimo di Conversion Rate Optimization), ovvero dall’ottimizzazione del tasso di conversione.
Si tratta in effetti di un fattore molto importante, ma a volte sottovalutato. Proprio il suo conseguimento, infatti, può dare una spinta notevole alle fortune di un’azienda. Può infatti accadere che i contenuti possano spingere molte migliaia di persone a visitare la propria home page, ma se questi utenti non fanno l’operazione desiderata lo sforzo sarà stato praticamente inutile.
Troppo spesso, infatti, ci si preoccupa di migliorare il posizionamento nella SERP dei motori di ricerca, senza però riservare analogo sforzo a quanto accadrà una volta che il navigatore sarà arrivato sul nostro sito. Vanificando di conseguenza lo sforzo fatto nella prima fase.
L’obiettivo non consiste nella generazione di traffico in fondo fine a sé stesso, bensì nello spingere i visitatori a dare vita ad una azione in grado di generare profitto, venendo un prodotto o fare attività di branding, ad esempio scaricando un PDF informativo. Di conseguenza, il sito non deve essere solo bello da vedere, ma anche strutturato in modo da unire estetica, contenuti e marketing puro.
Il CRO serve proprio ad analizzare il comportamento degli utenti e le abitudini che ne caratterizzano la navigazione. Per farlo si possono testare diverse versioni della stessa pagina web con il preciso fine di comprendere quale sia la maniera migliore per spingerli infine a dare luogo all’azione desiderata, ovvero alla conversione.
La domanda che ci si deve porre, in questa fase, è naturalmente la seguente: come si può spingere la clientela, non solo acquisita, ma anche potenziale, a tornare a visitare il nostro sito, aumentando quindi le probabilità che alla fine faccia quanto da noi desiderato?
La chiave di volta non può che essere l’affinamento della cosiddetta user experience, ovvero la trasformazione del sito in un luogo online in cui sia piacevole comunque tornare con una propensione positiva.
Proprio per questo i siti online sono sottoposti di continuo a rimaneggiamenti tesi a rendere più gradevole il loro aspetto, a migliorare la fruizione dei contenuti (e migliorare i contenuti stessi rendendoli sempre più interessanti) e, naturalmente, a rendere facile la navigazione e migliorare le funzionalità. Si tratta di una serie di operazioni che comportano naturalmente un costo: se riescono a cogliere nel segno, migliorando la resa del sito, le migliorie si trasformano a loro volta in un investimento.
Indice dei Contenuti
Come si può giudicare la validità delle modifiche proposte?
Come si può facilmente immaginare, in un processo di restyling non esiste alcuna certezza che il risultato finale sarà all’altezza delle aspettative e del proponimento iniziale.
Non sono stati rari i casi in cui le modifiche ad un sito hanno dato luogo a notevoli critiche da parte degli utenti. Proprio questo è il vero timore di chi si appresta a modificare il proprio sito, in quanto se nella versione originaria con tutta evidenza i fruitori trovavano soddisfazione, nella nuova versione potrebbero addirittura decidere di consultarlo di meno o smettere di farlo. In linea con il vecchio detto in base al quale chi abbandona la strada vecchia per quella nuova, sa ciò che lascia, ma non quel che trova.
In questi casi, il modus operandi da adottare dovrebbe consistere nel rivolgersi ad esperti, ovvero a persone che sono solite utilizzare strumenti oggettivi per capire quali siano le modifiche da fare. Chi non è, infatti, tende a procedere sulla base di intuizioni che possono essere anche fruttuose, ma che rappresentano comunque un notevole rischio.
Perché utilizzare Google Optimize
Come raccogliere i dati per prendere le decisioni? Lo strumento ideale è rappresentato proprio dall’adozione di mezzi tali da permettere il monitoraggio e la sperimentazione delle modifiche che sono state ipotizzate al fine di aiutare il sito aziendale a raggiungere i suoi obiettivi di partenza.
In questa categoria va a rientrare Google Optimize, il tool al quale ci si può affidare per capire meglio la direzione da intraprendere sulla base di dati oggettivi e non di opinioni personali.
In tal modo è possibile testare le varianti di una stessa pagina recanti ad esempio una call to action come il classico “Aggiungi al carrello” che caratterizza i siti di commercio elettronico.
Si può dare luogo ad una lunga serie di esperimenti tesi a capire quale sia la soluzione migliore in tal senso. Si possono perciò adottare diversi simboli grafici o colori che si ritiene possano spingere più facilmente l’utente ad effettuare l’operazione desiderata.
A farlo sarà proprio Optimize, grazie ad una serie di strumenti che sono in grado di dare le risposte desiderate agli utenti. A patto di riuscire ad utilizzarlo al meglio e sfruttarne le indubbie potenzialità.
Quali sono i vantaggi di utilizzare Google Optimize?
Prima di procedere alla sua adozione, occorre naturalmente cercare di capire se Google Optimize sia lo strumento ideale per le nostre esigenze o se sia invece consigliabile ricorrere ad un altro strumento.
La domanda di partenza, anche in questo caso, non può che essere la seguente: quali sono i vantaggi resi possibili dall’utilizzazione di Google Optimize?
Nella lista che ne consegue, devono sicuramente rientrare:
- la grande semplicità di implementazione e di utilizzo, tali da renderlo ideale anche per gli utenti meno esperti;
- l’assenza di costi, considerato che è totalmente gratuito a meno che non si opti per Google Optimize 360, il quale, però, è in grado di garantire ulteriori funzionalità;
- la sua integrazione con Google Analytics, che permette agli utenti di rendere ancora più facile l’analisi dei dati degli esperimenti, la quale invece sarebbe resa complicata dall’utilizzo di tool di terze parti;
- la possibilità di dare vita ad esperimenti in contemporanea;
- la presenza di funzionalità di base in grado di dare vita ad un monitoraggio di carattere professionale.
Come si può comprendere, si tratta con tutta evidenza di un paniere di vantaggi di non poco conto, soprattutto ove siano rapportati al fatto che si tratta di uno strumento fornito da Google senza alcun costo aggiuntivo.
L’installazione di Google Optimize sul proprio sito
Come si può procedere all’installazione di Google Optimize sul proprio sito? Per poterlo fare è necessario:
- creare un account di Google Optimize;
- dotarsi di un account di Google Analytics;
- fare analoga operazione con un account di Google Tag Manager, in questo caso facoltativo, ma che dovrebbe senz’altro essere adottato in quanto in grado di semplificare notevolmente l’implementazione;
- l’estensione Google Optimize per Chrome.
Come va creato l’account per Google Optimize
Per creare l’account di Google Optimize, occorre navigare all’indirizzo https://marketingplatform.google.com/about/optimize/, per poi cliccare sul pulsante Sign up for free.
Nel caso in cui si sia già effettuato il login al nostro account di Google, ci si troverà di fronte ad una pagina di benvenuto, nella quale occorrerà compilare il modulo che permette l’iscrizione al servizio. Compiuto questo passaggio si possono scegliere le impostazioni e inoltrare, naturalmente non senza aver apposto l’accettazione.
A questo punto l’account è stato creato e si può dare vita al primo contenitore, da collegare con la Proprietà di Google Analytics relativa al sito da testare.
Per farlo, si deve utilizzare il menu di destra e dare luogo ai seguenti passaggi:
- cliccare su Link to Google Analytics;
- selezionare la Proprietà relativa al proprio sito e la Vista su cui visualizzare i dati;
- cliccare su Salva.
A questo punto non resta che procedere all’installazione dello snippet di Optimize sul proprio sito web, che può avere luogo per mezzo di Google Analytics oppure di Google Tag Manager.
Come installare Google Optimize per mezzo di Google Analytics
Se si opta per l’installazione dello snippet creato per mezzo di Google Analytics, il modus operandi è il seguente:
- spostare il codice di tracciamento di Google Analytics il più in alto possibile all’interno del tag HEAD che compare nel codice della nostra pagina web;
- modificare il codice di Google Analytics tramite inserimento della riga: ga(‘require’, ‘GTM-ID’);
- inserire il codice di Google Analytics modificato nelle pagine del nostro sito. Per farlo si può semplicemente aggiungere lo snippet alla riga config.
Come installare Google Optimize utilizzando Google Tag Manager
Per chi ha installato Google Analytics sul proprio sito tramite Google Tag Manager, l’inserimento dello snippet di Optimize risulta sostanzialmente facilitato.
In questo caso i passi per completare il processo sono i seguenti:
- accedere al proprio account per mezzo di Google Tag Manager;
- accedere a Tag e fare clic su Nuovo;
- dare un nome al Tag in modo da capire subito di cosa si tratti (si può optare per Optimize);
- scegliere il tipo di tag Google Optimize;
- inserire l’ID monitoraggio di Google Analytics e l’ID contenitore Optimize;
- salvarlo senza attivatori;
- aprire il tag di Google Analytics e recarsi nelle Impostazioni avanzate;
- nel menu Sequenza tag selezionare “Attiva un tag prima dell’attivazione di Universal Analytics” e il tag di Optimize;
- pubblicare la versione riveduta del contenitore.
Una volta che sia stata terminata l’operazione è tutto pronto per dare inizio alla fase di sperimentazione tramite Optimize.
Quali esperimenti si possono fare con Google Optimize
Una volta che sia stato installato Google Optimize, si può senz’altro passare alla fase degli esperimenti. Quelli che si possono fare, sono in particolare di tre generi:
- A/B test, consistenti nel raffrontare due versioni di una stessa pagina web al fine di verificare quale di esse presenti il migliore tasso di conversione. Il calcolo del tasso di conversione viene a sua volta effettuato mediante la divisione tra il numero di visite e il numero di conversioni ottenute. Se, ad esempio, dopo 100o visite alle pagina modificata otteniamo 15 conversioni, il suo tasso di conversione sarà 1,5%;
- test multivariati (MVT), ovvero test derivanti dalla comparazione di due o più elementi della stessa pagina, al posto delle sole varianti di pagina che caratterizzano il test A/B. Lo scopo è quello di procedere all’identificazione della variante migliore di ogni elemento e all’individuazione del migliore mix di elementi varianti. Un test di questo genere permette, di conseguenza, di mettere a confronto un numero maggiore di elementi. In tal modo è in grado di rivelarsi più idoneo all’ottenimento di ulteriori informazioni sull’interazione di questi elementi tra di loro.
- Redirect test, il quale rende possibile il raffronto tra diverse pagine web rispetto alla conversione. La differenza con l’A/B test consiste nel fatto che le varianti sono identificate dalle URL comparate e non dagli elementi della pagina, di modo che non c’è bisogno di modificare gli elementi della pagina tramite l’editor. La sua esecuzione rende necessaria la presenza di almeno due pagine differenti da testare. Prima di iniziarlo occorre creare le pagine da testare, raggiungibili tramite la rispettive URL.
Come creare un esperimento
A questo punto è possibile procedere con il primo esperimento, ricordando che i passi da mettere in campo sono in pratica gli stessi per tutti i tipi, si tratti di A/B test, multivariati o Redirect. L’unica differenza consiste nel fatto che per il terzo non occorre procedere alle modifiche con l’editor visivo.
In questo caso la procedura prevista è la seguente:
- cliccare su Crea Esperienza;
- inserire il nome dell’esperimento, evitando i nomi troppo generici e dandone invece uno che sia in grado di identificare rapidamente l’esperimento e suoi scopi;
- aggiungere l’URL della pagina sottoposta all’esperimento;
- selezionare il tipo di esperimento che si vuole intraprendere, ovvero A/B test, Test multivariato o Redirect test;
- cliccare su Crea.
La creazione della variante
Una volta che sia stata specificata la versione originale della pagina da testare, occorre naturalmente procedere alla creazione della variante con cui deve essere messa in competizione.
Nel caso in cui l’esperimento sia di tipo Redirect, per creare la variante non occorre fare altro che:
- cliccare su Crea varianti, in alto a sinistra;
- inserire il nome della variante in modo che si capisca cosa sia stato aggiunto;
- indicare la URL della pagina che si desidera confrontare con l’originale;
- cliccare su Aggiungi variante.
Ove invece l’esperimento sia del tipo A/B test o Test multivariato, la creazione della variante dovrà essere fatto saltando il terzo passaggio della precedente lista.
A questo punto occorre passare all’implementazione delle modifiche da testare tramite l’editor visivo, che deve essere preceduta dall’aggiunta dell’estensione Chrome Optimize per Google.
Il procedimento per poterlo fare è il seguente:
- fare clic sulla Variante;
- a questo punto avverrà il reindirizzamento sulla pagina da modificare, su cui basterà fare clic con il mouse sull’elemento che si desidera modificare in modo da apportare le modifiche che sono state immaginate in precedenza;
- terminate le modifiche, non resterà che cliccare sul pulsante Modifica elemento sull’editor.
Va anche sottolineato come sia possibile verificare l’effettiva visualizzazione della variante sui vari dispositivi, per mezzo della funzionalità anteprima. Per farlo basta cliccare sull’icona con la lista dei device e optare per il dispositivo sul quale cui si desidera vedere l’anteprima.
La selezione degli Obiettivi
A questo punto può scattare l’ultimo passaggio che precede il varo del nostro esperimento, ovvero l’identificazione di obiettivi e targeting.
Per quanto riguarda i primi, si possono utilizzare quelli elencati nelle impostazioni predefinite, ovvero le pagine visualizzate, la durata della sessione e i rimbalzi, oppure aggiungere anche gli obiettivi che sono stati in precedenza configurati nella Vista di Google Analytics.
Una volta scelto il criterio nella scheda degli Obiettivi si deve selezionare l’obiettivo primario e, nel caso in cui lo si voglia, quelli secondari. Questa seconda scelta, facoltativa, può essere realizzata cliccando su Aggiungi un obiettivo. Infine occorre aggiungere la descrizione e l’ipotesi che intendiamo verificare.
La selezione del Targeting
Con le opzioni di Targeting è possibile precisare quale dovrà essere il campione per il nostro esperimento, ovvero l’utenza. Si tratta in pratica della percentuale di visitatori che devono essere inclusi nel nostro esperimento e la percentuale di visitatori inclusi nell’esperimento ai quali sarà mostrata la variante che è stata creata.
Va specificato che se di default tutte le varianti hanno lo stessa percentuale di utenza, questo dato può essere modificato nel caso in cui si necessitiamo l’indirizzamento di più visitatori verso una variante specifica, agendo sull’icona che indica la percentuale.
Alcune strategie da tenere presenti
Una volta capita l’importanza di Optimize e capiti i passi da compiere per dare vita ai nostri esperimenti, è anche importante cercare di comprendere il modo migliore per metterlo a frutto.
I passi da tenere presenti, in questo caso, sono i seguenti:
- assicurarsi di avere abbastanza traffico sul sito in arrivo sulla pagina che si desidera monitorare. In mancanza di un campione adeguato i risultati possono in effetti essere falsati in partenza e rivelarsi in definitiva del tutto inutili. Il modo migliore per capire la pagina ideale è utilizzare Google Analytics, accedendo al proprio account, optando in rapida successione su Comportamento » Contenuto del sito » Tutti i contenuti. A questo punto si aprirà una lista di pagine in ordine decrescente, la cui graduatoria terrà conto delle visite (e di altri parametri). La scelta dovrebbe senz’altro cadere sulla prima della lista.
- non si deve cercare di forzare la natura del proprio sito al fine di cercare di ottenere risultati migliori, ovvero un maggior numero di conversioni. Una tartaruga non può essere presentata alla stregua di una lepre, si rischia solo di confondere la propria utenza, ottenendo alla fine un risultato del tutto diverso da quello atteso;
- è meglio non apportare modifiche quando il test istruito non è ancora terminato e non finirlo prima nel caso in cui i risultati ottenuti sembrino convalidare l’assunto su cui è stato fondato, ovvero che la modifica apportata produca risultati migliori.
Come si possono testare le Single Page Application?
Per capire meglio Google Optimize, occorre porsi anche alcune domande accessorie. A partire da come è possibile effettuare un test A/B riguardante le cosiddette SPA, ovvero le Single Page Application, stante appunto la mancanza di un termine di raffronto con la prima pagina.
Per farlo Optimize fa leva su una funzione denominata “Evento di Attivazione” il quale, per default è impostata ad 1 per caricamento di pagina. Nel caso si intenda sfruttarla, occorre seguire questo procedimento:
- navigare alla sezione Impostazioni collocata in fondo alla pagina selezionando poi ”Evento di attivazione” della pagina di dettaglio dell’esperimento;
- fare click sull’icona di modifica attivazione personalizzata, ovvero quella che presenta la classica icona a forma di matita, la quale può essere reperita accanto a “caricamento pagina”;
- nella finestra che compare, bisogna selezionare “Evento personalizzato”;
- a questo punto occorre procedere alla modifica del nome evento impostato per default a optimize.activation;
- salvare il tutto facendo clic su “Fine”.
Una volta che questa impostazione sarà stata salvata, l’esperimento andrà in esecuzione solo nel caso intervenga un dataLayer contenente il nome dell’evento personalizzato, ovvero optimize.activate o quello che sarà stato scelto.
Quante personalizzazioni si possono testare in contemporanea?
Per quanto riguarda il numero di personalizzazioni che è possibile mettere in campo dipende dalla versione di Optimize. In quella base il limite è stato fissato a 10, mentre nel caso di Optimize 360° non esistono praticamente restrizioni. Va però sottolineato come in entrambi i casi occorre fare attenzione a non varcare l’hit data limit.
Va poi sottolineato come Google Optimize 360° può spingersi sino ad un massimo di 400k dati oltre il quale non è possibile eseguire i test. Si tratta comunque di un limite elevato, che può essere oltrepassato solo nel caso in cui il test messo in campo prevede la rilevante presenza di molto codice html e Javascript i quali possono in effetti raggiungere un peso di non poco conto.
Si tratta di un limite derivante dalla necessità di riuscire a salvaguardare la velocità di caricamento del sito, quindi importante da rispettare, in quanto la lentezza di una pagina può infine spingere l’utente a rinunciare, probabilmente a tempo indefinito.
E’ possibile la programmazione degli esperimenti con Google Optimize?
I test sono uno strumento volto in particolare al monitoraggio delle landing page, consuetudine che diventa preziosa soprattutto nel caso in cui le stesse siano funzionali al lancio di un nuovo prodotto dedicate alla lead generation.
Proprio questi sono i casi in la funzione “Pianifica esperimento” può rivelare tutta la sua utilità. Grazie ad essa, infatti, è possibile l’orario di inizio e di fine per il nostro test. Per farlo, la procedura è la seguente:
- cliccare sull’icona a forma di orologio;
- nella scheda che si apre selezionare la data e l’ora di inizio e fine esperimento;
- cliccare su Fine, in modo da salvare quanto è stato deciso.
Una volta che si sia cliccato su “Avvia esperimento”, le eventuali varianti che decideremo di adottare di volta in volta saranno implementate nella fase successiva.
Google Marketing Platform
Sinora abbiamo analizzato Optimize e visto come sia in pratica un ottimo strumento messo a disposizione da Google per riuscire a testare il proprio sito. Un monitoraggio concepito in modo tale da riuscire ad aumentare la sua capacità di trasformare il traffico generato in conversioni. Più conversioni vuol dire maggiore profitto per la nostra azienda. Si tratta quindi di uno mezzo fondamentale in termini di ritorno dell’investimento.
L’azienda, però, non è solita dormire sugli allori e proprio nell’ottica di aiutare i siti a diventare uno strumento ottimale in termini di marketing, ha dato vita ad un altro prodotto di pregio.
Stiamo parlando di Google Marketing Platform, lo strumento che consente di unire DoubleClick Digital Marketing e Google Analytics 360 Suite, aiutando in questo modo non solo a generare un marketing in grado di risultare realmente efficace, ma anche ad assicurare la privacy della clientela.
Come è ormai noto, proprio la questione della privacy è sempre più avvertita dagli utenti del web. Chi naviga, si informa, fa acquisti o interagisce in altro modo con il web vuole in effetti che i propri dati non diventino una semplice merce di scambio, come è successo spesso nel recente passato.
Una esigenza che potrebbe scontrarsi con quella più avvertita in assoluto dalle imprese, ovvero di conoscere più da vicino la propria clientela.
Questa aspirazione delle aziende è assolutamente logica: riuscendo a conoscere meglio chi sono e cosa vogliono i clienti, è possibile riuscire ad affinare sempre di più le proprie strategie di marketing. I risultati che ne conseguono sono migliori e fanno risparmiare risorse che possono essere impiegate in altro modo.
Unire l’advertise e Analytics per conseguire risultati migliori
Google Marketing Platform fa dell’integrazione fra Google Analytics 360 Suite e i prodotti DoubleClick il suo vero e proprio punto di forza.
Una integrazione che parte da un dato di fatto: coloro che lavorano nel settore del marketing sono riusciti ad ottenere i loro migliori risultati quando hanno potuto utilizzare le campagne advertising in concorso con la tecnologia di analytics.
Google Marketing Platform riesce a fare in modo che i prodotti proposti da Google possano lavorare insieme con profitto. In questo modo, infatti, sono in grado di riuscire ad assicuranre risultati sempre più notevoli. Un modus operandi destinato ad essere sempre più sfruttato dalle aziende nel futuro.
Conclusioni su Google Optimize
Per chi intende fare del proprio sito aziendale un potente strumento di marketing e non un semplice elemento decorativo, è molto importante riuscire non solo a catalizzare traffico, ma anche a spingere gli utenti a dare vita a determinate azioni.
Un Conversion Rate Optimization (CRO), ovvero una ottimizzazione del tasso di conversione può rivelarsi fondamentale nelle strategie di un’impresa, indicando la reale efficacia del sito.
In questa ottica, Google Optimize rappresenta uno strumento in grado di rivelarsi realmente utile. Grazie alla sua utilizzazione è infatti possibile dare vita ad una serie di test che mettono a confronto la versione originale di una pagina e la variante che si è deciso di adottare. Il tutto senza dover ricorrere all’operato degli sviluppatori.
Proprio per questo il suo avvento ha provocato giudizi molto positivi da esperti e utenti. Giudizi suffragati anche dal fatto che ne esista una versione gratuita la quale si rivela comunque facile da usare e potenzialmente in grado di aiutare ad ottenere un sito all’altezza delle sempre più notevoli sfide imposte dai mercati.