India: Google, Amazon ed Altri Potrebbero Dover Rivelare i Loro Algoritmi

Il governo dell’India ha scritto una bozza di legge molto preoccupante per le compagnie tecnologiche.

Secondo questa bozza di legge, le autorità del Paese indiano potranno richiedere a società tecnologiche come Google, Amazon e Facebook di fornire il loro codice sorgente e i loro algoritmi.

L’obiettivo della nuova legge è quello di combattere pratiche monopolistiche sleali e creare un ambiente imprenditoriale più competitivo per le imprese locali.

India Tecnologia

La proposta di legge è ancora una bozza, ma non va sottovalutata

Attualmente, quella del governo indiano non è ancora una legge vera e propria. Si tratta, infatti, di una bozza in discussione da ben due anni.

Secondo voci di corridoio, però, a breve questa bozza potrebbe diventare legge e i risvolti potrebbero essere decisamente drammatici.

Il governo indiano, probabilmente, offrirà la bozza della legge a Google, Facebook e Amazon nelle prossime settimane.

Non vi è alcuna conferma circa una possibile audizione con la quale il governo indiano dia voce alle parti interessate.

Secondo un report di Bloomberg News:

“Il ministero offrirà la bozza per vedere i commenti delle parti interessate tramite un sito web del governo”.

A parer nostro, l’India dovrebbe offrire la possibilità di parlare alle parti interessate. Queste piattaforme, nonostante se ne dicano di tutti i colori su di loro, sono ormai parte integrante della vita di molte persone.

Se dovessero essere costrette a svelare i loro algoritmi, siamo sicuri che preferiranno abbandonare il Paese.

Un abbandono potrebbe far sollevare forti proteste da parte dell’opinione pubblica e bloccare la legge, ma queste sono solo ipotesi.

Non è la prima volta che l’India richiede documenti e dati riservati

L’esperto di marketing Ash Nallawalla, intervistato da SEJ, ha dichiarato:

“L’India è abituata a chiedere e non ottenere segreti del genere. Ad esempio la Coca Cola scelse di andarsene negli anni ’70 piuttosto che fornire all’India la sua ricetta segreta. Essa è tornata nel Paese molti anni dopo. Anche IBM è rimasta fuori dal Paese per un po’ a causa delle richieste degli indiani di rivelare i sui codici”.

L’uomo, inoltre, ha specificato che la Coca Cola non ha rivelato la sua ricetta per poter tornare in India.

Il comportamento del Paese, quindi, non è una novità e ci sembra molto ridicolo.

Da un punto di vista esterno, queste richieste sembrano una sorta di furto di Stato.

L’obiettivo è rendere la concorrenza più equilibrata in India

Come detto, l’obiettivo di questa nuova proposta di legge è quella di favorire la concorrenza nel mercato tecnologico indiano.

Google è stato accusato di favorire i propri servizi rispetto a quelli di altre società. Non è una novità il fatto che Google si ritrovi ad affrontare cause antitrust in giro per il mondo.

Gli Stati Uniti, ad esempio, sono preoccupati per le pratiche monopolistiche di Google. L’India, forse, ha ancora più motivi per preoccuparsi dell’imparzialità dei risultati di ricerca di Google.

Solitamente è normale che una società pubblicizzi i propri prodotti sulle proprie piattaforme. Dobbiamo entrare nell’ottica, però, che Google è un servizio così grande e diffuso che permettergli le stesse libertà di realtà relativamente più piccole non è possibile.



Ciò, però, non significa che società come Google debbano rivelare i loro algoritmi, che valgono miliardi di dollari.

La proposta di legge dell’India va ben oltre il semplice controllo della concorrenza. Essa prevede la consegna dei codici sorgente di queste società per accertare se aziende come Facebook hanno ciò che l’India chiama intelligenza artificiale “spiegabile”.

Secondo Bloomberg, l’obiettivo delle regole proposte è aiutare le imprese indiane:

“È nell’interesse del consumatore indiano e dell’ecosistema locale che ci siano più fornitori di servizi e che sulla rete non nascano monopoli digitali che abusano della loro posizione dominante sul mercato”.

Tutti i Paesi hanno buone ragioni per proteggersi da ingiusti monopoli. Quindi l’obiettivo di prevenirli è ragionevole.

Ma bisogna chiedersi: è necessario che algoritmi segreti e codici sorgente vengano rivelati? A che punto la protezione contro ingiusti monopoli diventa protezionismo digitale?

La diffusione di tali algoritmi potrebbe portare alla nascita di tantissimi servizi simili tra loro e con nessuno di essi di alta qualità.

Tutto ciò è davvero vantaggioso per gli utenti?

Più fornitori di servizi sono sempre un vantaggio per i consumatori?

Quando Google ha iniziato, c’erano quasi una dozzina di importanti motori di ricerca.

La ragione per cui tutti quei motori di ricerca, come Excite, FAST e Alta Vista alla fine sono scomparsi è perché, probabilmente, più fornitori non equivale sempre a più valore per gli utenti. Tutti quei motori di ricerca si copiavano a vicenda, ma quasi nessuno (ad eccezione di Google) era particolarmente interessato a fare qualcosa di eccezionale.

Rivelando i codici sorgente, ripartirebbe la corsa a chi copia meglio.

La stessa cosa è successa con le email. La maggior parte dei provider come Hotmail e Yahoo hanno offerto ai loro utenti megabyte di spazio e hanno bombardato i loro utenti con banner pubblicitari.

Google è arrivato e ha offerto agli utenti gigabyte di spazio email senza banner pubblicitari, ma giusto con qualche non invasiva email di marketing.

Ciò ci fa capire che la quantità non sempre corrisponde alla qualità, che dovrebbe essere la cosa più interessante per i consumatori.

Ad ogni modo, se la legge dovesse entrare importo e lavorate col mercato degli ads online in India, preparatevi a dire addio a servizi come Google Ads, Facebook Ads e compagnia bella.

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