Il decreto Rilancio Italia, annunciato ufficialmente in settimana dal premier Conte, ha incrementato di 1.500 milioni di euro il Fondo per le emergenze nazionali per il 2020.
In particolare, in riferimento al “Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale emergenza del COVID-19”, si stabilisce che ogni impresa, con fatturato da 3,2 milioni di euro almeno, può beneficiare fino a un importo di 800 mila euro per la ripresa economica.
Tuttavia l’aiuto è ripartito in forma di differenti modalità, di cui la parte di liquidità è solo una delle possibilità contemplate. Infatti, l’azienda può beneficiare di aiuti pubblici sotto forma di:
- sovvenzioni dirette
- agevolazioni fiscali e di pagamento
- anticipi rimborsabili
- garanzie
- prestiti e partecipazioni
L’importante è che, sommando tutte le misure di cui si viene a beneficiare, il valore nominale totale rimanga al di sotto del massimale di 800 mila euro per impresa.
Inoltre, tutti i valori vanno calcolati al lordo di qualsiasi imposta o altro onere.
Misure speciali per pesca e agricoltura
Per quanto riguarda questi i settori dell’agricoltura e della pesca, ci sono delle differenze: gli aiuti non possono superare alcuni importi specifici.
Nella fattispecie:
- 120mila euro per quanto concerne le imprese attive nel settore della pesca e dell’acquacoltura
- 100mila euro per ogni impresa attiva nel settore della produzione primaria di prodotti agricoli
A proposito degli aiuti alle aziende che si occupano di produzione primaria di prodotti agricoli, è importante sottolineare che non è possibile fissarli in base al prezzo o alla quantità dei prodotti da immettere sul mercato.
Infine, può darsi il caso in cui un’impresa sia attiva in settori differenti da questi, che prevedono a loro volta massimali diversi negli aiuti economici di cui usufruire. In questa eventualità, bisogna assicurarsi, tramite controlli o separazione contabile, che il massimale sia pertinente e che non si superi l’importo massimo concesso.