Le conseguenze della campagna di boicottaggio subita da Facebook ancora devono manifestarsi in tutta la loro portata.
Digiday, però, ha pubblicato uno studio che cerca di anticiparci quelli che saranno gli effetti che subirà il social network.
Effetti che potrebbero tornare utili agli inserzionisti che hanno intenzione di non abbandonare la piattaforma.
Facebook: la campagna di boicottaggio influenzerà i risultati economici del social nel 2020
Tutti gli occhi sono puntati sugli utili del secondo trimestre di Facebook, che il social rivelerà mercoledì prossimo. Ciò è dovuto in gran parte al fatto che il 2020 è stato un anno difficile per la piattaforma.
Rilasciato nelle scorse ore, un piccolo sondaggio condotto da Digiday ci ha rivelato che anche gli utili del terzo trimestre del 2020 dovranno essere tenuti d’occhio. Il 56% degli inserzionisti e delle agenzie intervistati, infatti, ha dichiarato che loro stessi o i loro clienti hanno sospeso ogni campagna pubblicitaria nel mese di luglio. Tale scelta è stata fatta in conformità con il movimento Stop Hate for Profit.
Cos’è il movimento Stop Hate for Profit?
Tale movimento è nato sotto l’hashtag #StopHateForProfit ed invita i brand a smettere di acquistare annunci su Facebook. Il gruppo è organizzato in collaborazione da diverse entità, tra cui organizzazioni di giustizia sociale ben note nrgli U.S.A.
Il loro obiettivo finale è quello di spingere il social network ad essere più fiscale riguardo i contenuti che permette di pubblicare. In particolare, il movimento ha preso di mira quei contenuti che contengono retorica politica e razzismo.
Il sito web Stop Hate for Profit contiene un elenco aggiornato delle aziende che hanno aderito all’iniziativa. Esso, inoltre, contiene una guida per le aziende che vogliono unirsi al movimento.
Altri problemi che hanno colpito il social network nel 2020
Quest’anno Facebook ha subito anche altri duri colpi, oltre alla campagna di boicottaggio sopracitata.
La decisione di non frenare le dichiarazioni fatte dal presidente Trump ha scatenato una tempesta di fuoco sul social network. I dipendenti di Facebook sono stati i primi ad essere molto critici nei confronti dell’indifferenza del social network. 400 di essi, infatti, hanno messo in scena una protesta virtuale.
Anche il COVID-19 ha creato dei problemi per le entrate pubblicitarie. Il panico di inizio pandemia, infatti, ha fatto scappare molti inserzionisti.
Risolto il problema degli inserzionisti timorosi di avviare nuove campagne in piena pandemia, il Covid ha causato altri problemi. Alcune persone, infatti, hanno iniziato a pubblicizzare sul social e a rivendere maschere mediche e indumenti protettivi, nonostante la loro carenza a livello mondiale.
A ciò si somma il fatto che ci è stata una forte riduzione dei moderatori degli annunci pubblicitari che lavorano per Facebook.
Il social network, per cercare di mettere una pezza a tutto ciò, ha spiegato che a causa del COVID-19 molti moderatori non si erano voluti recare sul posto di lavoro e, quindi, filtrare gli annunci era diventato più difficile.
Problemi elettorali per Facebook
Anche l’imminente stagione elettorale statunitense è stata (ed è) fonte di frustrazione per il social. Essa ha portato a recenti aggiornamenti da parte di Facebook riguardanti gli annunci politici. Tra le cose implementate, ad esempio, c’è la possibilità per gli utenti di rimuovere ogni pubblicità a tema politico dal loro feed delle notizie.
Proprio la scorsa settimana, Facebook ha pagato $ 650 milioni in Illinois per aver utilizzato un software di riconoscimento facciale per taggare gli utenti nelle foto. Lo Stato dell’Illinois ha chiamato in causa il social network per aver utilizzato tale software senza il consenso degli utenti.
Infine, ma non per importanza, dopo oltre un anno in cui il social ha tentato di obbligare all’uso della funzione di ottimizzazione del budget per le campagne pubblicitarie, ha gettato la spugna e ha deciso di non renderla obbligatoria.
Lo stop degli annunci è legato alle congiunture economiche?
Non è chiaro quanto la riduzione della spesa in ads su Facebook abbia a che fare con l’attuale clima economico.
Tuttavia, poco meno della metà degli intervistati ha affermato che i propri clienti spenderebbero di più se la reputazione e i valori di Facebook fossero meglio allineati ai loro.
Quando è stato chiesto per quanto tempo si aspettano che la pausa delle campagne duri, gli intervistati hanno risposto:
- 41% ha dichiarato che la loro spesa in ads riprenderà entro la fine di luglio
- 26% ha dichiarato che non spenderà in ads fino alla fine del terzo trimestre
- 17% ha dichiarato che non lo spenderà in ads fino a quando Facebook non farà “cambiamenti significativi”
Sebbene non sia stato chiarito del tutto cosa questi “cambiamenti significativi” siano, gli intervistati hanno affermato che vogliono avere un maggiore controllo sulle proprie campagne e vogliono la rimozione di quei contenuti che incitano all’odio.
Nonostante questi sentimenti, gli inserzionisti sono divisi sul fatto che questo boicottaggio permetta di ottenere effettivamente qualcosa.
I risultati economici del secondo trimestre del 2020, che Facebook rivelerà durante questa settimana, ci permetteranno di capire i primi effetti di questo boicottaggio.
La portata totale di tali effetti, però, non sarà nota fino alla chiusura del terzo trimestre.
Per ora gli inserzionisti che utilizzano ancora Facebook Ads possono gioire del fatto che il social ha leggermente abbassato i prezzi per creare delle campagne pubblicitarie.