Il mondo della pubblicità online rischia di essere travolto dalla campagna “Stop Hate for Profit” promossa dagli Over The Top.
Per chi non lo sapesse gli OTT (over The Top) sono i maggiori attori della scena digitale, che nell’ultimo decennio hanno quasi monopolizzato la pubblicità online. Da Facebook a Twitter passando per Instagram e Youtube.
Stiamo parlando delle grandi multinazionali statunitensi ed europee.
Tutto è nato dall’uccisione di George Floyd, l’afroamericano balzato agli onori della cronaca a causa del suo soffocamento da parte di un poliziotto americano.
Ebbene, dopo questo tragico evento hanno fatto scalpore le dichiarazioni controverse di Donald Trump. E soprattutto i suoi post, definiti razzisti e inneggianti all’odio.
La scelta di Zuckerberg di non rimuovere i suddetti post dal noto social ha dato il via ad una campagna di boicottaggio nei suoi confronti.
Se ti interessano stime e analisi sull’adversiting, leggi anche: “Online adversiting: enorme calo di campagne pubblicitarie”.
Di seguito vi spieghiamo cosa è successo, e chi ha deciso di ritirare le inserzioni su Facebook.
Pubblicità online: Facebook nei guai
Il colosso di Zuckerberg registra ricavi annui medi pari a circa 70 miliardi di dollari dalla pubblicità online.
E dopo la decisione del Founder e CEO di Facebook di non rimuovere i post del Presidente americano, molte aziende (tra le più importanti al mondo) hanno deciso di non investire momentaneamente sul Facebook adversiting.
La lista di Over The Top è lunga, e in queste ore si sta allargando sempre più. Il colosso Verizon, ad esempio ha deciso di stoppare la pubblicità online su Facebook, dopo aver investito ben 850.000 dollari solo nelle prime settimane di Giugno.
Ma ci sono anche Coca-Cola, Unilever, Levi’s, Honda, Patagonia, The North Face e molti altri colossi.
A quanto pare Facebook è stata accusata di essere troppo permissiva e di non riuscire a monitorare i contenuti a sfondo razziale e simili.
Dall’altro lato però, Zuckerberg ha dichiarato che la società ha investe miliardi di dollari ogni anno per migliorare l’algoritmo che si occupa di individuare i contenuti ritenuti offensivi e pericolosi per l’incolumità pubblica.
Le cifre
Anche il noto quotidiano “New York Times” si è occupato della questione, ed ha rivelato nomi e cifre dei colossi che hanno stoppato gli investimenti in pubblicità online (prettamente su Facebook).
Uno dei colossi che ha investito di più e che ha deciso di fermare la collaborazione è Unilever. Leader mondiale dei beni di consumi, il gruppo ha investito oltre 42 milioni di dollari in pubblicità su Facebook.
C’è poi la famosissima Coca-Cola, probabilmente la bevanda più bevuta al mondo. Ebbene dopo aver investito 22,1 milioni di dollari per la pubblicità su FB, ha deciso di sospendere la collaborazione per trenta giorni.
Non è stata da meno la nota casa automobilistica Honda, che ha deciso di sospendere le inserzioni sul noto social. Il totale investito è stato di 6 milioni di dollari.
Anche il più famoso produttore di jeans al mondo, Levi’s, ha deciso di sospendere la pubblicità fino alla metà di Luglio in attesa di risposte da parte di Facebook. Il contratto di adversiting siglato è da 2,8 milioni di dollari.