Prima di iniziare a trattare l’argomento del business del riciclo (che purtroppo si presenta sia in forma legale che non legale, quando consideriamo le eco-mafie e le cattive abitudini) dobbiamo sicuramente chiarire alcuni concetti base che possono farci comprendere il grande giro di affari che ruota intorno ai rifiuti.
Successivamente proveremo ad esporre alcuni dati, che cercheremo di qualificare per rafforzare i nostri concetti e le nostre opinioni.
Indice dei Contenuti
Economia circolare
Appare evidente, anche perché è ormai un concetto che sta entrando prepotentemente nella nostra vita, che bisogna spiegare in modo corretto il concetto di economia circolare. La prima volta che tale nozione fu esposta, quantomeno in modo giornalistico, era il lontano 1966. La paternità può essere attribuita all’economista inglese Kenneth Ewart Boulding, il quale riteneva che un’economia evoluta, passava inevitabilmente, attraverso la congiunzione tra l’evoluzione biologica e la crescita economica. Era necessario, praticamente trasformare, in modo anche abbastanza repentino, il flusso da un’economia lineare, che partiva dalle materie prime e arrivava ai rifiuti, appunto ad un’economia circolare, che partiva dalle materie prime e termina con il riciclo ed il minimo di scarti.
Le fasi
Rispetto a quello che era il prospetto precedente del consumo con l’economia circolare, si aggiungono delle fasi e soprattutto una prospettiva diversa. Ma vediamo nel dettaglio quali sono.
Materie Prime: Potremmo definirla il caposaldo della nuova vision. Queste devono essere ottenute da fonti rinnovabili o da materie provenienti da riuso o da riciclo.
Progetto: Anche con questa fase, cambia l’impostazione di base e cioè che le materie devono essere pensate per durare il più possibile (la cosiddetta obsolescenza programmata deve essere innalzata) e facilmente inseribili nel concetto di riuso e riciclo.
Produzione: I sistemi produttivi vanno ripensati al rialzo ed anche questi devono sistematicamente pensati per generare prodotti e fasi più durevoli: una maggiore efficienza sia qualitativa che energetica
Distribuzione: Nel nostro Paese, questa è una delle fasi più dure da trasformare, ma deve essere il più diretta possibile, eliminando intermediari e fasi costose
Consumo per riutilizzo: La manutenzione e la riparazione dei prodotti diventano fasi fondamentali e necessarie ed il consumatore diventa più “attivo” nel processo
Raccolta: Per raccolta intendiamo logicamente quella differenziata. In questo caso il contributo dei consumatori è fondamentale, ma come vedremo più avanti non è il punto dolente della catena, come si crede o si vuol far credere
Riciclo: Da questa fase vengono fuori tutte quelle materie che ridiventano “prime” per essere riutilizzate. Ricordiamo che il 90% delle materie può essere riciclato.
Succede quindi che gli scarti di altri diventano una “risorsa gratuita” e per chi vuole fare business del riciclo, questo vuol dire oro.
Le direttive europee
Logicamente l’economia circolare, non si basa solo su concetti o visioni ambientalistiche da adottare, ma ha avuto anche una sua evoluzione normativa. Innanzitutto nel 2015 fu emanato, dalla Comunità europea, un Piano di azione per l’economia circolare che prevedeva tutta una serie di fasi che guidasse al cambiamento dall’economia lineare a quella circolare. Tale pacchetto contiene appunto quattro direttive (che hanno valore vincolante) che in Italia sono state recepite dal Governo attraverso la legge 117 del 4 ottobre 2019.
Le tre strade: riciclaggio, riduzione e riuso
Abbiamo visto quali sono dal punto di vista tecnico e dal punto di vista legale, le fasi dell’economia circolare. Ma come arriviamo ad ottenere le famose risorse gratuite per l’imprenditore che voglia ad esempio intraprendere un’attività che abbia come elemento base i rifiuti? Sicuramente attraverso il riciclaggio. (le altre due strade per rafforzare un’economia circolare, sarebbero la riduzione, ed un esempio potrebbe essere quello di sostituire le buste di plastica con quelle di stoffa e il riuso ed un esempio potrebbe essere quello di non gettare gli abiti, ma donarli a qualcuno).
Chiariamo subito un concetto: il rifiuto non esiste se non in forme minoritarie, rispetto alla grandissima mole degli scarti. Questo sta a significare che quasi tutto è riciclabile. Anche la plastica seppur nelle sue diverse forme e processi di riciclaggio, appunto, diversi, può prendere nuova vita.
Sulla riduzione e sul riuso bisognerebbe fare un lavoro culturale, che in un Paese come il nostro, comunque impiegherebbe un po’ di tempo per attecchire. Sul riciclo, invece, volendo, potremmo fare passi da gigante, anche se crediamo che alcune materie non possano essere riciclate.
La materia più riciclabile: la plastica
Da un’indagine sulle spiagge italiane effettuata da Legambiente e pubblicata sul loro sito, risulta che sulle spiagge italiane, l’80% del materiale depositato è materiale plastico. Pensate che se qualcuno dovesse inventarsi come reinventare i cotton fioc gettati, diventerebbe l’esempio numero uno del business del riciclo. E i mozziconi di sigaretta? In Australia stanno sperimentando il modo per ricavarci dei mattoni. Da questo “dossier documento” si evince anche che la cattiva gestione dei residui urbani o la cattiva abitudine di gettare oggetti nel water, alimentano questo mostro sulle spiagge che invece potrebbe essere una grande fonte per il business del riciclo.
Pensate che il concetto di plastica è stato inserito e quindi regolarizzato, in una norma. All’articolo 3 comma 1 del della Direttiva Europea 904 del 5 giugno 2019 leggerete: “«plastica»: il materiale costituito da un polimero quale definito all’articolo 3, punto 5), del regolamento (CE) n.1907/2006, cui possono essere stati aggiunti additivi o altre sostanze, e che può funzionare come componente strutturale principale dei prodotti finiti, a eccezione dei polimeri naturali che non sono stati modificati chimicamente”.
Dati chiarificativi
Dopo aver accennato questi primi concetti, fondamentali per chi volesse fare business del riciclo, (anche perché abbiamo fatto cenno a normative basi) ed aver capito che la plastica è il prodotto che maggiormente troviamo tra i materiali di scarto, vediamo alcuni dati sul riciclaggio, che ripetiamo è la fase fondamentale per portare materie a nuova vita.
Innanzitutto diciamo che sempre per il pacchetto delle Direttive Europee sull’economia circolare, dovranno essere raggiunti degli obiettivi di riciclo espressi in percentuali. Per il 2030 le materie come carta e cartone dovranno essere riciclate per l’85%, il vetro per il 75%, mentre la plastica per il 55% (attenzione questa potrebbe sembrare una percentuale bassa rispetto alle altre, ma ricordiamo che l’80% degli scarti è fatto di plastica).
Trattamento e stoccaggio? Qualità
Altro dato importante che può farci riflettere è che in Italia esistono 12.000 centri per la lavorazione di materie e che quindi effettuano azioni di riciclaggio o smaltimento. Oltre questi, esistono circa 1000 centri che sono solo predisposti per lo stoccaggio o comunque lavorazioni in parte dei materiali. Le macro aree maggiormente interessate sono quelle dell’aria del Nord Ovest e del Nord Est del nostro Paese. Ma la questione non è sulla movimentazione o stoccaggio dei rifiuti, ma piuttosto la loro qualità e soprattutto il costo di tale movimentazione. Appare evidente che il riciclo è la strada più breve e meno pericolosa.
Le materie più riciclate: la carta
Analizzando e prendendo spunto dal Report della Fondazione dello Sviluppo Sostenibile, (L’Italia del riciclo 2018) notiamo immediatamente che tra le materie più riciclate abbiamo la carta che è passata dal 40% di tasso di riciclo (con un 28% di carta da macero) del 1991 a un 73% di tasso di riciclo (con circa il 60% di consumo di carta da macero) del 2018. Nel nostro paese esistono 311 piattaforme in convenzione che prendono i materiali è quasi sempre non sono molto distanti dai bacini di raccolta e il riciclo della carta lavorata nella piattaforma è affidata per il 60% a 55 cartiere (in Calabria Basilicata Molise Puglia e Valle d’Aosta non ce ne sono) mentre il 40% è affidato per tramite di aste periodiche a privati che abbiano capienza di riciclo.
Differenziarla è più semplice
Ma perché i numeri del riciclo della carta sono in continuo aumento segnalandosi come materia più abbordabile per il business del riciclo? La risposta è semplice. Negli ultimi dieci anni la raccolta differenziata pro-capite nel Sud è passata da 2,4 kg per abitante per anno, a 32,3 kg per abitante per anno. Anche il Centro ed il Nord hanno avuto degli incrementi notevoli passando il primo da 17,1 a 50,3 kg per abitanti, mentre il secondo da 28,3 a 35 kg. Risultato? Appare evidente che più si raccoglie, più si differenzia, più si ha la possibilità di riciclare e nei prossimi tre anni ci sarà un ulteriore incremento.
La potenziale materia “prima”: la plastica
Prima di dare dati sulla plastica, così come abbiamo fatta per la carta è bene chiarire i flussi della filiera del recupero di tale prodotto. La plastica viene sostanzialmente raccolta su due circuiti diversi a seconda di dove viene dismessa. Quelli derivanti da superficie urbana sono raccolti dai comuni che avviano accordi con COMIECO (Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli imballaggi a base cellulosica) che provvede alla selezione e al riciclo. L’altro circuito è quello industriale cioè quelli derivanti da superficie privata che poi ricadono nell’orbita dei trattamenti dei rifiuti speciali
Nell’ultimo anno la raccolta differenziata gestita dal consorzio è aumentata del 12% ed è aumentata quasi omogeneamente in tutte le parti del paese. Il riciclo è aumentato del 5%. Insomma passi da gigante se si pensa che oggi è possibile ottenere bottiglie in PET per il confezionamento di bevande dal 50% di PET riciclato.
I rifiuti elettronici
Nell’era della digitalizzazione e della robotizzazione non possono non avere un ruolo fondamentale quelli che sono definiti rifiuti elettronici. Recuperare, smaltire e trattare questi prodotti non è semplice. Basti pensare che si può ricavare da essi altri materiali a loro volta riutilizzabili: il vetro oppure piccole quantità di materiali preziosi (argento, oro) e non preziosi (plastica, rame). Per creare un centro per il recupero di materiale elettronico, innanzitutto c’è bisogno di un investimento elevato (soprattutto per hardware e software specifici) e particolari iter burocratici come l’iscrizione e quindi l’accreditamento presso il centro RAAE. Tutto questo perché parliamo di materiale che possono essere altamente nocivi
Come mettersi all’opera
Dopo aver esplicitato alcuni concetti ed aver, almeno in parte, analizzato alcuni dati, veniamo al nostro punto di partenza: si può fare business con il riciclo? Si può attivare un’impresa che attraverso il trattamento di materiali di scarto apporti dei guadagni considerevoli?
Albo dei gestori ambientale di competenza
Per entrare in questo giro di affari, sappi che trattandosi di una vera e propria attività economica, necessità di un determinato iter burocratico. Innanzitutto bisogna registrarsi come società, acquistare o avere un terreno con un capannone abbastanza grande, (e vedremo che questo poi sarà un fattore determinante per l’impresa stessa), attivarsi per aprire una partita IVA, ma soprattutto iscriversi all’albo dei gestori ambientali di competenza.
L’albo dei gestori ambientali di competenza.
Tale organo è costituito presso il ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare ed è formato da un Comitato nazionale (composto di 19 elementi) e sezioni regionali e provinciali. È proprio in quest’ultima che bisogna presentare istanza con relativa garanzia finanziaria a seconda le tonnellate di rifiuti che si intende trattare. (e logicamente questo dipende dagli spazi e dalle autorizzazioni ottenute). Per iscriversi non bisogna avere carichi pendenti. Il comitato si coordina con la Camera di commercio che ha un suo rappresentante (Quindi la Camera di Commercio gioca un ruolo fondamentale).
I codici Ateco
Ricordiamo, che ogni qual volta vogliate sbrigare pratiche per un’attività è sempre tener ben presente il proprio Codice Ateco. Per coloro che vorrebbero fare un’attività per il recupero e preparazione per il riciclaggio di materiale plastico, resine sintetiche, il codice è 38.32.20. Per la raccolta di rifiuti solidi non pericolosi invece è 38.11.00. Per materiali solidi urbani, industriali e biomasse, 38.32.30.
Il Franchising
Qualora non abbiate intenzione di avviare un’attività senza che nessuno vi segua, avete la possibilità di affiliare la vostra impresa a qualcuno già afferrato nel settore e che vi accompagni passo dopo passo, in tutte i processi. Parliamo, logicamente di franchising.
Borsino rifiuti.com
Un primo franchising per lo smaltimento rifiuti ed il riciclo è Borsino rifiuti. Innanzitutto, aprendo la loro pagina web, ci si rende conto che si può dialogare con determinate sezioni a seconda che tu sia un privato, (e quindi potreste trovare dei punti più vicino a voi per vendere al miglior prezzo di mercato) un’azienda, ( e in questo caso entrerete a far parte del servizio ASTE, per l’acquisto dei vostri rifiuti) un trasportatore, un intermediario raccoglitore ( e quindi potrai partecipare a recupero e richieste di smaltimento per conto terzi) o un rappresentante di un impianto di smaltimento e riciclo. Attraverso queste sezioni potrai partecipare alle varie azioni connesse e quindi cominciare anche a guadagnare. Esiste anche una bacheca dove poter inserire degli annunci e vendere i propri scarti. Inoltre trattasi di una piattaforma dalla quale si può partire con un investimento minimo di €3,500 per diventare broker (un libero professionista che si affianca alla figura del concessionario) fino a poter essere nominati mentor, vale a dire concessionario di piattaforma
Gees Recycling
Altra azienda con la quale poter intraprendere un progetto serio di franchising è la Gees Recycling. Unica azienda ad aver la certificazione internazionale per la trasformazione di determinati materiali. Insomma affiliandoti diventerai un recycler. Sostanzialmente la società trasforma compositi fibro-rinforzati ed espansi rigidi (si parla di rifiuti CFR) in materiali per il riciclo ed ovviamente da la possibilità per un business remunerativo. Oltre ai macchinari e logicamente l’uso del marchio, viene fornita anche assistenza tecnica ed anche uno specifico affiancamento nella pianificazione e nelle procedure di nascita dell’azienda. Ricordiamo che devono essere rispettati alcuni standard produttivi.
Paandaa
Una succesiva azienda attiva nel settore del riciclo e dalla quale ci si può affiliare e Paandaa. Tale franchising è attivo nel settore lattine e plastica e con un investimento minimo di € 20.000 creano dei professionisti del settore. Una realtà imprenditoriale, supporto, affiancamento, gestione dati, corsi di formazione, guadagni sulla pubblicità e sulle royalty di intermediazioni effettuate per l’azienda madre.
Ricordiamo che la società di riferiemnto, alla quale ci affilieremo, si occuperà dell’iter per l’iscrizione all’albo nazionale dei gestori ambientali.
Ecocompattatori
Ricicla
Il franchising può essere attivato anche attraverso distributori automatici per la raccolta differenziata (eco-compattatore). Una di queste è ad esempio Ricicla che con un investimento di circa 30.000 euro rilascia in dotazione 5 raccoglitori e ti segue in tutte le pratiche burocratiche. Praticamente il consumatore non deve fare altro che conferire tappi, bottiglie (in Pet) ed altri contenitori di plastica e riceverà in cambio buoni spesa per negozi e centri commerciali che in genere, hanno questi distributori nei loro parcheggi. Pensate che alcuni modelli di questi compattatori sono anche collegati al web e quindi in tempo reale ci forniscono i dati della raccolta. Questo meccanismo non è solo indirizzato ai privati, ma anche agli Enti pubblici che, ad esempio, potrebbero riconoscere un servizio gratuito alle famiglie più virtuose.
Greenmoney
Un’altra azienda che fornisce compattatori è la Greenmoney, azienda che sostanzialmente, almeno per il momento, opera nella regione Emilia Romagna. La società, attraverso i distributori, raccoglie contenitori in PET (vi ricordate che il 50% delle bevande in PET è ottenuto da PET riciclato?) per riciclarle e dare la possibilità al consumatore di ottenere buoni sconti in tutte quei negozi che aderiscono all’iniziativa. Anche in questo caso possano aderire ad esempio i comuni tramite protocolli d’intesa già predisposti dalla società
Tritech
Quella della Tritech è un’idea un po’ diversa, rispetto alle altre e forse potrebbe essere rivoluzionaria. Questi compattatori possono essere installati in qualsiasi posto dove ad esempio già esistono distributori automatici (andandoli magari a sostituire) e dove la moneta o il caricamento della famosa chiavetta, viene sostituita dalla plastica stessa. Vai, ricicli, consumi. Oppure consumi, ricicli e ricarichi. Insomma un sistema incentivante sia per quanto riguarda i consumi, sia per quanto riguarda la raccolta e il riciclo. Il sistema dei compattatori Tritech è brevettato e possiedono diverse formule per il recupero. Una vasta gamma ed un design innovativo.
Montalbano Recycling
Parliamo ora della Montalbano Recycling che è un’azienda più ad ampio spettro, nel senso che opera con mulinatori, raffinatori, tritatori, separatori, biostabilizzatori e logicamente concede la possibilità di affiliarsi (costo 24.900 euro). L’azienda fornisce dei compattatori (che chiama Ecototem) che in un unico macchinario, raccoglie e tratta diversi materiali (molti dei quali derivati dalla plastica) e prodotti Raee.
iRyciclo Play
Ora vogliamo parlarvi anche della Iryciclo Play che ha praticamente lo stesso meccanismo di tutte le altre aziende e cioè quello di abbinare la pubblicità (aspetto imprenditoriale) all’idea ambientalistica (aspetto ecologico). In questo caso i compattatori, riguardano la raccolta di molte materie da poter riciclare: carta, plastica, vetro, oli esausti, raee e attraverso una gestione on line in remoto possono essere aggiornati continuamente sulle promozioni.
begeo
Facciamo un accenno anche al progetto Begeo che producono macchinari altamente tecnologici e seguono l’affiliato in tutte le operazioni, anche in quello della vendita finale del prodotto alle aziende che poi trasformano. Anche in questo caso c’è la possibilità di scegliere vari modelli di compattatori che logicamente richiedono la connessione ad una rete internet.
Evergreen-recycle
Infine parliamo dell’azienda Evergreen-recycle anch’essa operante nel settore dei compattatori automatici. Anche questa azienda da una grande opportunità di operare nel business del riciclo. Il meccanismo è sempre lo stesso, ma chi vi aderisce, oltre a guadagnare, può fare pubblicità, alla propria azienda attraverso una tv con schermo a 40” pollici e un touch screen posizionati sul distributore. Anche in questo caso i consumatori riceveranno dei coupon, ma le aziende che non vogliono aderire al meccanismo degli sconti, possono farlo come sponsor oppure farlo anche attraverso i Main sponsor.
Le offerte di lavoro
Nel caso non foste per nulla interessati ad affiliarvi, ma tenervi a latere del settore con una mansione che vi porti solo ad uno stipendio per alcuni segmenti del business del riciclo esistono dei portali con offerte di lavoro. È il caso di plasticare.biz che è il portale di riferimento del mondo della plastica rigenerata
Plasticare.biz
Una volta che siete nella loro home page cliccate la sezione offerte e all’apertura di una nuova pagina andate alle opportunità di lavoro. Le troverete per titolo (ad esempio responsabile vendite), per area (dirigente) per mansioni (vendita) e per paese di provenienza. Esiste anche una sezione richieste.
Il fai da te e le idee geniali
Qualora non abbiate intenzioni di affiliarvi o comunque neanche di cominciare una vera e propria attività commerciale, ma fare solo qualche passo che vi introduca in questo mondo per poi decidere di darvi al business del riciclo, allora potete darvi al cosiddetto fai-da-te. Innanzitutto su internet esistono migliaia di tutorial che vi spiegano come ad esempio trasformare una bottiglia di plastica in un fiore e magari venderlo a dei mercatini dell’usato o online. Ma sono davvero tantissime le idee, ed anche abbastanza stravaganti, che vi propongono innumerevoli modi per creare oggetti dalla plastica riciclata, che magari gettereste, in bellissime cose che potete vendere o utilizzare nuovamente.
Preciosus plastic
Oppure potresti fare come Dave Hakkens (che aveva già inventato il cellulare modulare) che ha avuto un’idea geniale che potrebbe rivoluzionare il business del riciclo La sua idea si chiama precious plastic. Vi consiglio di vedere vivamente il suo video di presentazione. Il macchinario è costituito da 4 moduli con i quali, il ragazzo, sminuzza la plastica secondo la composizione di caratteristiche chimiche e poi ottiene oggetti di varie dimensioni e colori. Pensate che Dave ha messo a disposizione il progetto della sua invenzione affinché tutti ne possano beneficiare. E sono già migliaia le persone che hanno aderito ed hanno costruito la loro macchina per riciclare la plastica.
Il business del riciclo non legale
In apertura avevamo accennato che il business del riciclo poteva presentarsi sia in una forma legale, che in una forma non legale. Sicuramente ci sono strutture criminali che attraverso traffico illecito di materiali di scarto recano danno all’ambiente. È stato addirittura creato un nome per queste organizzazioni: ecomafie.
Quando però pensiamo a danni ambientali non dobbiamo solo far riferimento alle ecomafie, ma anche alla cattiva gestione, logicamente per tornaconti economici o alle cattive abitudini.
Contro gli incendi non acqua, ma impianti
Spesso in televisione sentiamo parlare di incendi di siti per lo stoccaggio di materiale di scarto e quindi spesso di disastri ambientali. I dati ci consegnano incendi appunto (che poi diventano tossici quando interessano rifiuti speciali o plastica) per oltre 100 casi negli ultimi due anni. Ma centrano sempre le ecomafie? Si tratta sempre di episodi di intimidazione? Qual è il problema a monte? In realtà è che sostanzialmente mancano veri e propri impianti di riciclo e gli impianti che accolgono materiali di scarto sono saturi e questo spiega perché gli incendi spesso sono “CAUSATI” (come è stato dimostrato in alcuni casi dalla Magistratura). Purtroppo se la capacità ricettiva (ed anche il numero) degli impianti di riciclo non aumenta, gli incendi non diminuiranno.
NIMBY (“Non nel mio cortile”)
Ma per aumentare il numero degli impianti adatti al riciclo, bisognerebbe che ci sia anche un cambio di natura culturale. Non so se avete mai sentito la parola nimby. In realtà sarebbe l’acronimo che quello che gli anglosassoni traducono in “Not in my back yard” e cioè, in italiano “Non nel mio cortile” e al suono di tale acronimo si sono sollevate proteste. Praticamente laddove si voleva realizzare un impianto si sono create proteste e alzati dissensi che hanno bloccato l’opera. La cosa strana che oppositori a progetti nel corso di mesi sono diventati sostenitori e questo solo per una questione di opportunismo personale, economico o politico e non certo per opportunità per l’ambiente. Insomma pensando di salvaguardare la loro comunità si sono creati potenziali danni all’ambiente.
Conclusioni
Qualora non vi foste ancora convintivi o credete che questo settore non sia un business appetibile, proponiamo un’ultima tabella che forse vi renderà ancor più chiaro di tutto, almeno in termini di sintesi, quello che sino ad ora abbiamo scritto:
Questa tabella è riferita all’incidenza sull’intera economia italiana per il triennio 2014 – 2017 ed è stata estrapolata dal Rapporto Istat sulla stima del valore delle attività del settore delle eco-industrie. Praticamente il valore aggiunto sull’intera economia nazionale, generato dal settore delle eco-industrie è pari al 2,3%. Per fare un paragone con un sistema abbastanza seguito, basti pensare che in termini di prezzi di base tale settore (come valore aggiunto sull’intera economia) pesa per 36 miliardi di euro, mentre il calcio per 21,8 miliardi. Insomma la nostra squadra del cuore si chiama ambiente. E rende anche maggiormente, per chi vuole fare davvero business del riciclo.