Telegram, a quanto pare, non se la sta passando troppo bene.
L’applicazione, infatti, è finita recentemente sotto i riflettori perché usata da alcuni gruppi di malintenzionati.
Tramite alcuni gruppi, infatti, un nutrito numero di persone diffondeva foto private di altre persone e informazioni per contattarle.
I problemi, però, sembrano non finire qui per l’applicazione di messaggistica. Questa volta ad andare all’attacco è la Federazione degli Editori di Giornali.
Telegram e i contenuti piratati
Non è una novità il fatto che la maggior parte delle testate giornalistiche venga diffusa gratuitamente in maniera illecita sul web.
Telegram, però, sembra aver reso estremamente semplice la vita di chi diffonde gratuitamente giornali online.
Sulla famosa applicazione di messaggistica, infatti, sono numerosi i canali che svolgono questa attività. Uno di essi, che attualmente si chiama “Edicola Luxuriosa” (e fino a qualche ora fa si chiamava “Edicola Wapposa”), vanta più di 200.000 iscritti e rende disponibili ogni giorno più di 60 giornali da tutta Italia.
Il danno subito dagli editori, ovviamente, è immenso. Ad esso, inoltre, si aggiunge anche la beffa. Alcuni di questi canali Telegram, infatti, guadagnano vendendo spazi pubblicitari.
Sull’applicazione di messaggistica si può trovare davvero di tutto. Tra i contenuti piratati, ad esempio, ci sono moltissimi film.
Tornando al discorso delle testate giornalistiche, prendendo in analisi i primi 10 canali che le diffondono illegalmente, si raggiunge un totale di 580.000 utenti coinvolti.
Il 46% di essi si è iscritto a tali canali negli ultimi 3 mesi, in concomitanza con l’emergenza COVID-19.
Questi canali, quindi, stanno distruggendo le vendite dei giornali online e, di conseguenza, il mondo dell’editoria.
La segnalazione all’AGCOM
La FIEG, ovviamente, ha ritenuto giusto agire ed ha segnalato la cosa all’AGCOM.
Il presidente della FIEG, Andrea Riffeser Monti, ha rilasciato il seguente comunicato:
“La Federazione degli Editori di Giornali ha chiesto ad Agcom un provvedimento esemplare e urgente di sospensione di Telegram, sulla base di un’analisi dell’incremento della diffusione illecita di testate giornalistiche sulla piattaforma che, durante la pandemia, ha raggiunto livelli intollerabili per uno Stato di diritto.
La stima delle perdite subite dalle imprese editoriali è allarmante: in una ipotesi altamente conservativa, stimiamo 670 mila euro al giorno, circa 250 milioni di euro all’anno: un dato di fronte al quale confido che l’Autorità di settore voglia intervenire con fermezza e tempestività”.
I danni subiti dal mondo dell’editoria, quindi, sono immensi ed innegabili.
Telegram: come potrebbe finire
Noi siamo dei grandi sostenitori di Telegram e della sua filosofia. La piattaforma, infatti, è da sempre gratuita e strenua difenditrice della privacy dei suoi utenti.
L’app, infatti, è tra le poche che permettono di chattare e telefonare senza essere intercettati.
Le sue funzioni, inoltre, sono estremamente innovative e varie spanne al di sopra di quelle di applicazioni concorrenti (in particolare WhatsApp).
Tuttavia, siamo dell’opinione che gli sviluppatori di Telegram debbano iniziare a monitorare alcuni gruppi e a rendere possibile la tutela dei diritti di determinate realtà.
L’applicazione, attualmente, chiude tutti quei canali che ricevono tante segnalazioni (si tratta principalmente di canali che tentano di truffare le persone o diffondono immagini pornografiche di persone non consenzienti alla loro diffusione).
Ciò, però, non basta. La maggior parte di questi canali, infatti, ha gruppi di riserva ed utenti molto attivi e si riesce a ripopolare nel giro di pochi giorni dalla chiusura.
La soluzione sarebbe permettere di risalire ai proprietari di questi gruppi (soprattutto in caso essi compiano azioni illegali). Siamo sicuri, però, che Telegram non permetterà ciò (per non creare un precedente e perdere di credibilità), ma si limiterà a chiudere questi gruppi.
L’AGCOM non potrà fare altro che richiedere la chiusura di questi gruppi.
In passato il governo russo tentò di bloccare Telegram, ma l’applicazione riuscì ad evitare il blocco poggiandosi su alcuni server usati anche da Google e non permettendo il blocco degli stessi.
La situazione è molto complessa e l’app di messaggistica, anche se non sembra, ha molti assi nella manica che la terranno al sicuro per ancora molto tempo.