Il mondo dell’economia è davvero molto complesso: per non incorrere in problemi fiscali sono molte le informazioni che bisogna conoscere. Oggi cerchiamo di mettere ordine in tutte le questioni burocratiche e amministrative e vediamo insieme tutto sull’obbligo di fatturazione elettronica per i forfettari: cosa cambia e come adeguarsi.
Cominciare a lavorare comporta moltissimi obblighi: non basta sacrificarsi dalla mattina alla sera ma a far da padrone sono soprattutto le questioni burocratiche da conoscere in maniera approfondita. Nonostante la maggior parte degli obblighi venga delegata al commercialista, ci sono alcuni ambiti in cui far da sé è necessario. Entriamo, quindi, nel vivo della guida e scopriamo insieme tutto quel che c’è da sapere sull’obbligo di fatturazione elettronica per i forfettari.
Indice dei Contenuti
I forfettari: chi sono
Uno dei termini maggiormente utilizzati nel mondo del lavoro è “forfettario”: i forfettari sono tutti coloro posseggano una partita IVA individuale e che rispettino determinate soglie economiche e requisiti. Queste soglie economiche, di anno in anno, vengono rideterminate per garantire maggiore egualità. Andiamo per ordine e vediamo, innanzitutto, perché aprire la partita IVA.
Partita IVA: quando è necessario aprirla
Tutti i lavoratori autonomi e imprenditori non subordinati devono necessariamente possedere partita IVA. Ovviamente, per i novizi che si limitano ad offrire prestazioni in maniera saltuaria e non continuativa, la partita IVA non risulta fondamentale o richiesta; uno dei requisiti necessari è infatti quello della continuità e la ciclicità della prestazione.
Regime forfettario come secondo lavoro
Possono esserci dei casi in cui avere una partita IVA non costituisce il lavoro principale, bensì quello secondario. In questo ambito le cose cambiano ed è necessario prestare un occhio di attenzione. Premesso che il lavoro principale non debba superare i 30.000 euro di reddito lordo, attraverso la partita IVA è possibile ottenere alcune importanti detrazioni qualora non previste in caso diversi.
In caso si disponga solamente di partita IVA, tutti i costi legati all’attività non sono detraibili proprio perché imposti dallo Stato. Ma nel caso in cui la partita IVA in regime forfettario costituisca solo un lavoro secondario, allora è possibile scaricare tutti gli oneri detraibili, come scontrini della farmacia o interessi passivi relativi al mutuo. Quindi tutte queste spese che normalmente lo Stato permette di recuperare mediante Dichiarazione dei Redditi, possono essere tranquillamente utilizzate per pagare l’Imposta Sostitutiva per il regime forfettario che è necessario pagare in corso d’anno.
Inoltre, per quanto riguarda i contributi INPS, coloro che posseggono un doppio lavoro hanno ulteriori vantaggi. Per quanto riguarda i contributi INPS, infatti, la legge abolisce la doppia contribuzione a tutti coloro che posseggono un lavoro dipendente e uno con partita IVA in regime forfettario. Tutto questo a patto che possa esser dimostrato che il lavoro dipendente costituisca il lavoro principale. Ovviamente nel caso in cui si possegga un lavoro full time, è facile dimostrare come esso sia prevalente. Diverso si pone il caso in cui si possiede un lavoro part time: a tutti gli effetti, infatti, per l’INPS esiste la contribuzione data dal lavoro dipendente e quella, invece, data dal lavoro con la partita IVA. In questi casi bisogna dimostrare, tramite il numero di ore lavorative o tramite reddito che esso costituisce un lavoro secondario.
Obbligo di fatturazione elettronica: di cosa si tratta
I requisiti previsti per rimanere il regime forfettario cambiano di anno in anno e soprattutto a seguito di Manovre di Bilancio. Nel corso del tempo, difatti, sono stati introdotti numerosi cambiamenti con l’intento di fornire una stretta all’evasione fiscale. Per permanere nel regime forfettario è, innanzitutto necessario:
- aver cumulato ricavi o compensi per una somma inferiore ai 65.000 euro (per tutte quelle attività caratterizzate da codici ATECO differenti, verrà considerata la somma degli incassi);
- sostenuto spese per una somma inferiore ai 20.000 lordi (fra questi rientrano anche i compensi per i propri collaboratori, per lavoro dipendente e per le spese accessorie etc.).
Nuovo Decreto
A partire dal 1° Luglio 2022 coloro che vogliano rimanere in regime forfettario dovranno innanzitutto possedere i requisiti già citati a partire dall’anno 2021, ma inoltre dovranno emettere fattura elettronica. Sono esenti da questo obbligo i forfettari i cui incassi non superino i 25.000 euro. L’obbligo di fattura elettronica è previsto anche per gli elettricisti, se volete saperne di più: fatturazione elettronica per elettricisti
La fattura elettronica, difatti, è una novità e ad oggi è divenuta obbligatoria: i proprietari di partita IVA forfettari potevano emettere ancora la fattura cartacea. Tuttavia, già da qualche anno era stata introdotta un’ulteriore agevolazione per coloro che spontaneamente decidevano di convertirsi all’e-fattura b2b, cioè un regime premiale che prevedeva la riduzione dei termini di decadenza per la notifica degli avvisi di accertamento. Questo regime, previsto solo per indurre ad una riconversione, a seguito della nuova normativa presumibilmente verrà abolito.
Ovviamente, per tutti coloro che non rispettano tale obbligo sarà emessa una multa di importo compreso tra il 5% e il 10% dei rispettivi incassi documentati e non registrati, con un minimo di 500 euro.
Il decreto nasce proprio in chiave antievasione fiscale ed è stato pubblicato il 30 Aprile 2022 sulla Gazzetta Ufficiale: difatti è stata indetta anche una task force fra i principali enti di lavoro fra cui AssoSoftware, Agenzia delle Entrate e Sogei per risolvere tutte le criticità.
Come emettere fattura elettronica
Una delle domande sicuramente più presenti per coloro che non masticano bene l’argomento è proprio relativa all’emissione di una fattura elettronica: innanzitutto è bene ricordare che sono essenzialmente due gli aspetti che differenziano la fattura elettronica da quella cartacea, e cioè il supporto su cui viene realizzata ed inoltre che deve essere trasmessa mediante SdI( Sistema di Interscambio) al cliente.
Si tratta di un documento XML all’interno del quale inserire gli stessi dati presenti all’interno della fattura cartacea oltre che l’indirizzo elettronico del cliente.
A tal proposito, è proprio il Fisco che mette a disposizione un software totalmente gratuito, ma sulla rete sono disponibili numerosi servizi che permettono la generazione di una fattura.
InvoiceBuddy
Fra i software maggiormente versatili e utilizzati nel mondo dell’economia vi è sicuramente InvoiceBuddy, con i suoi numerosi servizi e prestazioni.
Questo software vi verrà incontro, aiutandovi nel realizzare le vostre fatture elettroniche. Fra i principali vantaggi troviamo soprattutto la possibilità di avere un timesheet integrato, proprio per evitare che lavoro svolto non venga fatturato.
Con InvoiceBuddy, inoltre, generare una fattura è estremamente facile: infatti il sistema invia direttamente la fattura al SdI e riceve le fatture autonomamente, senza intermediari.
Sul sito sono presenti anche numerose offerte. Per conoscere tutti i vantaggi basta collegarsi ai seguenti link:
https://invoicebuddy.it/caratteristiche/
https://invoicebuddy.it/supporto/