“Camminare con quel contadino,che forse fa la stessa mia strada…parlare dell’uva, parlare del vino,che ancora è un lusso per lui che lo fa.”(Rino Gaetano)
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Come avviare un Vigneto
Parlare di vino risveglia non solo i sensi, ma anche suggestioni antiche e lontane, rimandi al legame profondo che lega uomini e donne con le comunità e i territori in cui sono nati e cresciuti.
Non è un caso infatti, che in un mondo del lavoro sempre più virtuale ed accelerato, esistono non pochi coraggiosi che decidono di andare in controtendenza, attivandosi nell’impresa di impiantare un vigneto.
Dedicare le proprie risorse fisiche, mentali e finanziarie al lavoro della terra significa infatti confrontarsi con un’arte nobile e antica, quella del lavoro agricolo, fatta di lungimiranza, duro impegno e tanta tanta perseveranza.
Diventa però inevitabile, come per qualsiasi attività imprenditoriale, fare i conti con gli aspetti pratici di questo progetto: quali sono i passaggi da compiere per chi decide di partire da zero? Quale conoscenze preliminari occorre avere? Quali sono i costi da sostenere? A quanto ammontano i potenziali guadagni? E’ possibile accedere a finanziamenti che agevolino l’impresa? Tenendo conto di tutto ciò, avviare un vigneto può considerarsi un business vincente?
Per chiunque voglia conoscere la risposta a questi e altri quesiti non rimane dunque che continuare la lettura del nostro articolo, dove ognuno dei temi proposti sarà sviscerato nel modo più esauriente possibile.
Il primo aspetto su cui ci soffermeremo riguarda le potenzialità del mercato del vino in Italia e nel resto del Mondo: non ci resta che augurarvi buona lettura!
Il mercato del vino in Italia, in Europa, nel Mondo
Nell’anno appena trascorso – il 2019 – la produzione mondiale di vino nel mondo si attesta,secondo diverse stime, intorno ai 263 milioni di ettolitri, circa il 10% in meno rispetto all’annata precedente, il 2018.
Come si evince dalla “torta” raffigurata qui sopra ( fonte www.inumeridelvino.it ) , l’Italia guida la classifica, con una quota del 18%, seguita a ruota dal suo rivale storico – la Francia – con una quota del 16%.
Dopo le già citate Italia e Francia, con rispettivamente 46.6 milioni di ettolitri e 42 milioni di ettolitri di produzione, segue la Spagna con circa 34,3 milioni di ettolitri.
Decisamente più staccati gli altri competitors Usa (22,2), Argentina (13,5), Australia (12,3), Cina (11,9), Cile (10,9), Sudafrica (10,3).
Ma cosa si riesce ad evincere da questi freddi numeri e cosa al contrario non è raccontato ?
L’industria vinicola rappresenta nel mondo un settore commerciale di grande importanza: una considerazione piuttosto ovvia ma allo stesso tempo basilare per affrontare in modo organico il tema
Se complessivamente l’Europa mantiene il primato della produzione ( e del consumo) del vino, i maggiori importatori di vino, dove la produzione è molto inferiore al consumo, sono gli Stati Uniti.
In prospettiva futura un’interessante dinamica riguarda la Cina che arriverà a superare la Francia entro il 2020 e diventerà il secondo mercato vinicolo più importante al mondo: si stima che il valore del mercato cinese dovrebbe raggiungere i 19,5 miliardi di dollari.
Sempre a proposito di tendenze future sul consumo del vino, bisogna tenere in forte considerazione quanto il gusto della gente muti, e spesso si evolva.
I consumatori di oggi sono infatti sempre più consapevoli dell’origine e dei metodi di produzione del vino per cui sempre più forte è la preferenza data ai vini organici, ottenuti da uva coltivate senza l’uso di prodotti chimici sintetici o artificiali, e conformi ai principi dell’agricoltura biologica.
Anche in questo caso forte apprezzamento riscuotono i vini biologici provenienti dai produttori “storici” ( Italia, Francia, Spagna) ma anche da nuovi Paesi emergenti ( Cina, Grecia, Moldavia su tutti ).
Un altro interessante trend che influisce e sempre più influirà sul gusto degli amanti del vino, riguarda l’attenzione ai valori vegani: ciò sta portano al consumo di vini prodotti senza interazioni di derivazione animale, con relativa certificazione.
Può probabilmente stupire un’altra tendenza che si osserva soprattutto tra le giovani generazioni, ovvero un forte interesse per i vini a bassa gradazione alcolica, ovvero vini che presentano un grado grado alcolico compreso tra i 6 e gli 8,5 gradi.
Altre tendenze/mode che, a detta dei conoscitori del settore, prenderanno sempre più spazio tra gli amanti del vino saranno legate all’aumento del consumo dei vini rosati, all’introduzione dei vini alla cannabis,dei vini arancioni ( prodotti attraverso la fermentazione di uve bianche con le loro parti solide ) e dei vini in lattina, novità che probabilmente farà storcere il naso ai palati più raffinati.
Gli aspetti presi in considerazione portano a constatare come il mercato del vino sia – ci perdoni il lettore per la battuta “telefonata” – sempre in fermento.
Tutti gli step necessari per impiantare un vigneto
L’agricoltore alle prime armi che intende accettare l’affascinante sfida di avviare un vigneto, deve mettere in conto che il percorso da intraprendere è lungo, complesso ma allo stesso tempo estremamente gratificante.
Quali sono dunque le conoscenze da apprendere e le procedure da compiere per impiantare un vigneto? Vediamole nel dettaglio.
Gli aspetti agronomici da prendere in considerazione prima di cominciare: la vite, il clima, il terreno
La vite è l’arbusto che produce l’uva coinvolta nel processo di vinificazione: è una pianta nel complesso molto adattabile a climi diversi ma bisogna considerare come ogni tipologia di uva abbia delle esigenze climatiche e di terreno specifiche.
La vite è una pianta stagionale che durante il periodo invernale entra in riposo vegetativo, per poi riprendere il suo ciclo durante la Primavera, dove avviene l’importante fase del germogliamento, si sviluppano le foglie e cominciano a nascere i primi grappoli
Mano a mano che il periodo vegetativo segue il suo processo, i grappoli si sviluppano seguendo diverse fasi per poi entrare nella fase finale della maturazione dell’uva, fase in cui l’uva perde la clorofilla, aumenta il contenuto zuccherino e perde acidità.
La qualità finale dell’uva dipende da un insieme complesso di fattori climatici come la temperatura,l’esposizione solare, la piovosità e le cure effettuate: regola generale vuole che le viti crescono bene nei luoghi dove l’estate è calda e gli inverni sono brevi e miti con poche possibilità di gelate.
I veri e propri “nemici meteorologici” della vita sono la grandine che danneggia le foglie e le brinate primaverili che colpiscono i primi germogli.
Altro fattore di fondamentale importanza è ovviamente il terreno su cui si andrà a realizzare l’impianto: occorre verificare la profondità del suolo, la natura della roccia sottostante, la presenza di sassi, di falde superficiali e ristagni, il ph del suolo ( né troppo acido né troppo basico).
La sistemazione dei vigneti dovrà inoltre considerare la pendenza e l’esposizione del terreno
Scasso e concimazione
Con la parola “scasso” si intende la procedura di preparazione del terreno, che – a seconda delle dimensioni – va scavato per raggiungere una profondità che può variare da circa mezzo metro fino ad un metro per i terreni più estesi: scopo di quest’ operazione è arieggiare il terreno stesso.
Una volta rivoltata la terra, il secondo passo è la concimazione del terreno stesso affinchè possa arricchirsi di sostanze nutritive: in questo caso la natura offre il miglior fertilizzante possibile ( peraltro anche il più economico) , ossia il letame, autentico toccasana per tutti i terreni.
La concimazione solitamente viene effettuata in inverno affinchè il terreno concimato abbia il necessario tempo di riposo e sia pronto per la primavera successiva
Messa a dimora delle barbatelle
Le barbatelle sono i tralci di vite che vengono piantate, o per usare un’espressione tecnica vengono “messe a dimora” in primavera: la messa a dimora può essere di due tipi, o manuale o meccanica.
La messa a dimora manuale, viene effettuata facendo un buco nel terreno ad una profondità di circa 25-30 cm ed inserendo – all’interno del foro praticato – la barbatella
La messa a dimora meccanica è effettuata ricorrendo all’ausilio di apposite macchine piantatrici che permettono di recuperare tempo e risparmiare manodopera
Palificazione e fili di sostegno
Solitamente nell’anno seguente alla messa a dimora, vengono posizionati i pali di sostegno, che possono essere in legno o in acciaio
L’altezza media dei pali di sostegno è di circa 1 metro e 80 centimetri: Il palo iniziale e quello finale del filare, detti pali di testata, hanno un diametro di 10-12 centimetri mentre quelli centrali, solitamente hanno un diametro di 6 centimetri e vanno posizionati a una distanza di 4-5 metri uno dall’altro, infilandoli a una profondità di 50 centimetri nel terreno.
Il numero di pali per ettaro varia in funzione delle densità di piantagione anche se di solito vengono posizionati uno ogni 4-5 metri.
Posizionati i pali si inizia a formare il filare tirando cavi di ferro zincato o acciaio, fissando I fili ai capo fila (ovvero ai pali di testata più grandi) e ancorandoli al terreno mediante tiranti fatti da piastre di cemento fissate nel terreno.
Una volta fissati i fili ad un’altezza di circa 80 centimetri dal terreno, in seguito si procede in orizzontale in modo da formare palo dopo palo, un reticolato di fili dove la vite si arrampicherà.
Tempistiche
Dopo aver provveduto a queste fondamentali fasi di preparazione ( ovviamente semplificate, non si impara certo ad essere viticoltori tramite un articolo!) occorre attendere circa 4 anni affinchè la vite, cominci a produrre i primi frutti.
Nei primi anni il ruolo del viticoltore è fondamentale perchè egli interviene con la potatura invernale( la prima potatura “di produzione” avviene al quarto anno), fase fondamentale alla formazione della pianta.
Dopo la potatura la vite, cicatrizza i tralci amputati mediante la produzione di una resina simile alle lacrime ( “fase del pianto”), e ferma la sua attività fino a primavera, periodo in cui nascono i primi germogli alcuni dei quali fioriranno e si trasformeranno in grappoli.
Durante il periodo della maturazione che va dalla tarda primavera alla fine dell’estate, si deve prevenire alla vite il contrarre malattie. Le più comuni e pericolose sono la Peronospera, che si combatte irrorando la pianta con prodotti a base di rame, la Botrytis ed il Marciume acido, malattie favorite dalla presenza di intense piogge durante l’ultimo periodo di maturazione.
A fine estate/inizio autunno, a seconda delle tipologie del vitigno, si procede alla misurazione del tenore zuccherino parametro fondamentale per comprendere il potenziale valore alcolico: se l’uva risulta sufficientemente matura, si avvia quindi la vendemmia.
Dal 7° al 30° anno si ha il massimo rendimento del vigneto, mentre in seguito si ha un graduale decremento della resa per ettaro ed un conseguente innalzamento della qualità del prodotto.
Aspetti burocratici
Come qualsiasi attività imprenditoriale, anche avviare un vigneto presuppone un’attenta pianificazione che riguarda, oltre agli aspetti agronomici che abbiamo appena trattato, anche diversi passaggi burocratici.
Ovviamente il produttore di vino deve essere a conoscenza delle principali norme locali, nazionali ed europee riguardanti la coltivazione diretta e la produzione di bevande da commercializzare.
Senza dubbio agevolerebbe il viticoltore alle prime armi il far parte di una cooperativa di viticoltori; nel caso invece si intende essere autonomi il passaggio necessario è quello di rivolgersi in ogni caso ad un professionista specializzato ( esistono associazioni e consorzi ad hoc) che abbia le competenze per preparare il progetto con la richiesta di autorizzazione da presentare in Comune.
Altro fondamentale passaggio è verificare, presso l’Asl di zona, i requisiti igienico-sanitari necessari per la vinificazione e l’imbottigliamento.
Un ulteriore approfondimento andrebbe fatto sulle certificazioni, in quanto per produrre vino che abbia certificazioni di qualità bisogna rispettare i Regolamenti Regionali consultabili presso l’Assessorato all’Agricoltura della propria regione.
Inoltre, alla fine di ogni annata di produzione, bisogna dichiarare alla Camera di Commercio la quantità di uva prodotta: in tal modo è possibile ricevere il documento apposito, la cosiddetta Ricevuta delle Uve, che attesta in modo ufficiale l’esito del proprio lavoro.
Costi e guadagni
Probabilmente i nostri lettori più curiosi ed intraprendenti e realmente interessati a questo tipo di business, sono in fermento in attesa di un fondamentale aspetto non ancora trattato: quale è l’investimento previsto per poter avviare un vigneto e soprattutto quali sono i potenziali guadagni?
Un’azienda vinicola – nella sua fase di avvio – necessita di almeno 3-4 ettari di vigneto, un trattore, diverse attrezzature agricole, dei locali adibiti a cantina a norma di legge, le vasche di fermentazione e di maturazione e l’impianto di imbottigliazione.
Analizziamo quindi nel dettaglio le singole voci, per calcolare al meglio l’investimento previsto.
- Acquisto del terreno: da 20 – 25 mila euro all’ettaro in zone periferiche, fino a più di 400 mila – 500 mila euro nelle zone geografiche “rinomate” per la produzione del vino;
- Acquisto di viti, pali, fili etc: da 25mila a 50mila euro all’ettaro;
- Acquisto di un trattore: da 25-30mila euro per un trattore di piccole dimensioni;
- Acquisto delle presse per schiacciare l’uva rossa (a partire da 10mila euro) e l’uva bianca (a partire da 15mila euro);
- Acquisto di vasche di fermentazione in acciaio a temperatura controllata ( a partire da 5mila euro ognuna);
- Acquisto di pompe per il passaggio del mosto tra le vasche ( 2mila euro a pompa)
- Acquisto di un frigo per mantenere la temperatura nelle vasche ( circa 8mila-10mila euro);
- Acquisto dell’impianto di filtraggio del mosto: 12mila-15mila euro;
- Acquisto dell’Impianto di imbottigliamento: a partire da 70mila euro.
L’investimento complessivo quindi da prendere in considerazione può partire da circa 250.000 euro per arrivare a cifre che superano anche il milione di euro
Appare quindi evidente, che pur potendo coprire l’investimento grazie anche a finanziamenti pubblici ad hoc ( solitamente fondi Ue nell’ambito dei Piani di sviluppo rurale (Psr) che danno contributi a fondo perduto fino al 50% con agevolazioni ulteriori per i giovani imprenditori ), avviare e gestire un’azienda vitivinicola da zero è un impegno economico non da poco.
Per comprendere al meglio questo aspetto è opportuno quindi fare alcuni calcoli, che ci permetteranno di comprendere al meglio quali sono i margini di guadagno e in quanto tempo è possibile ammortizzare l’investimento iniziale.
La quantità di vino che si ottiene dall’uva dipende da diversi fattori tra cui l’età della vite, le condizioni di crescita della varietà di uva utilizzata, la tipologia del vino che si vuole produrre etc.
Il volume dell’uva raccolta è determinato da fattori naturali e dalla competenza del viticoltore, ma un’ipotesi piuttosto realistica è che per un ettaro di vigna la produzione possa variare dai 60 agli 80 quintali di uva.
Partiamo da qui, anche se è intuitivo che le possibili variabili sono davvero tante: prendiamo quindi come riferimento esemplificativo un piccolo produttore con circa cinque ettari di vigneto a disposizione, che intende produrre un vino di qualità medio-alta; inoltre ipotizziamo che per ogni ettaro di terra sono necessari da 60 a 80 quintali d’uva , da cui si ricavano da 50 a 70 ettolitri di vino.
Il nostro produttore vuole avere una produzione certificata fa tra 20mila e 60mila bottiglie l’anno, vendendo le sue bottiglie di vino DOC ad un prezzo che varia dai 5 a 10 euro, con ricavi da 100mila a 600 mila euro.
Dal nostro esempio “di studio”, si può quindi dedurre che produrre vino in Italia conviene a patto che il piccolo imprenditore che voglia cimentarsi in questo business oltre a potersi permettere l’oneroso investimento iniziale, acquisisca le giuste competenze puntando alla qualità e all’innovazione, che sono i veri presupposti per poter rimanere a lungo sul mercato.
Considerazioni finali
Qualità e innovazione quindi, i due presupposti fondamentali per fare in modo che il business del vigneto – come d’altronde tutti i business – possa essere un’attività imprenditoriale che funzioni a lungo termine.
Il cammino è ripido e sicuramente denso di difficoltà, a partire dall’importante capitale iniziale richiesto e anche dal fatto che, prima di poter portare a casa dei profitti, si dovrà sicuramente attendere diversi anni ( ricordiamo che per i primi tre anni il vigneto è improduttivo).
Altre criticità di non poco conto, secondo diverse testimonianze di esperti del settore, sono legate alla burocrazia ( norme igienico-sanitarie giustamente stringenti e certificazioni di qualità difficili da ottenere).
Infine, il clima, la variabile più difficile da prevedere e controllare del tutto.
Ciononostante chi conosce e pratica quotidianamente questo lavoro, sottolinea come un duro e sistematico impegno, unito alla fondamentale passione per la terra, permetta alla lunga di godere di una gratificazione raramente paragonabile a quella di altre attività lavorative.
Siamo giunti quindi alla fine del nostro articolo, per cui non ci rimane che ringraziare il lettore per averci seguito in questo lungo – e speriamo interessante – viaggio intrapreso insieme alla scoperta di quello che è uno dei lavori più antichi e affascinanti della storia umana.